Z Generation: un rischio o un’opportunità per il futuro della nostra società industriale?

La Z-Generation o nativi digitali sono i futuri donne e uomini nati tra la fine del secolo scorso e il 2010: quale risorsa rappresentano per il futuro del Mondo e del lavoro, quali limiti incontreranno nel cammino di espressione delle proprie potenzialità generazionali ?

Se da un lato abbiamo visto – dopo le due guerre mondiali – l’opportunità cavalcata dagli uomini e dalle donne dell’epoca di garantire un futuro migliore a se stessi ed alle future generazioni, oggi le previsioni di crescita e la manifestazione del proprio potenziale della cosiddetta Z-generation son tutte da individuare e – forse – da inventare.

I ragazzi più giovani che oggi si avvicinano al mondo lavorativo degli adulti troppo spesso rientrano nella categoria dei NEET – Not in Education, Employment or Training: dati Istat (al terzo trimestre 2014) mostrano un dato allarmante ossia come in Italia i ragazzi tra i 15 e i 24 anni qualificati NEET rappresentino il 23,7% della propria fascia di riferimento (dato che sale al 32,5% se si modifica la fascia anagrafica tra i 18 e i 29 anni).

Molti di loro, nelle società industriali più avanzate sono in pratica considerati vuoti a perdere: rappresentano un esercito invisibile, demotivato, emotivamente instabile ed esposto a gravi rischi per sè e per la società in genere.

Il sociologo Zygmunt Bauman, qualche giorno fa a Milano, ha posto l’accento sul rischio che il Mondo industrializzato sta correndo nel non considerare gli effetti devastanti della deregulation del mercato del lavoro sulle nuove generazioni. Senza giri di parole ha esplicitato il rischio – ormai quasi certezza – di scatenare una nuova lotta per la sopravvivenza in Paesi dove da oltre 60 anni la popolazione ha vissuto nel benessere e nell’abbondanza: cogliendoli (cogliendoci) di fatto del tutto impreparati.

Parlare di forza lavoro ridondante è profondamente diverso dal parlare di disoccupazione: la prima definizione mina la dignità dell’uomo, la seconda si riferisce ad uno stato temporaneo che può modificarsi nel tempo offrendo un’opportunità di cambiamento e di riscatto.

Le scuole, per la maggioranza,  si occupano di riempire i cervelli di nozioni ma non allenano né al pensiero critico né al mettersi in relazione con gli altri, non facilitano la sperimentazione di risorse  differenti per affrontare le proprie difficoltà.

L’uomo si è evoluto nei millenni grazie alle esperienze di vita reale che gli hanno consentito di esercitare le proprie facoltà in ambienti ostili, di sperimentare, di sbagliare e di re-indirizzare il tiro.. oggi non è quasi più concesso.

Tuttavia, ci sono casi di giovani donne e uomini che stanno contribuendo con la loro energia, la loro visione del Mondo e i loro valori a far sì che il Mondo continui ad evolversi verso le potenzialità di benessere e crescita da sempre presenti nell’essere umano:

  • Malala – la più giovane donna che ha vinto il Nobel per la Pace nel 2014 – che dal Pakistan ha saputo muovere l’attenzione del Mondo intero sull’affermazione dei diritti civili e sulle disuguaglianze nel campo dell’educazione.. grazie anche al sapiente uso degli strumenti di comunicazione più moderni (a 11 anni curava il Blog per BBC dove con estremo coraggio denunciava le azioni compiute dal regime dei talebani, per poi subire successivamente un aggressione che le ha fatto rischiare la vita)
  • In Italia giovani esponenti della Z Generation: Daniele Doronzo (17 anni) da Huffington Post – nov 2014;  Gianluigi Parrotto (20 anni) da Corsera – gennaio 2015 .
    • Daniele Doronzo – malgrado sia stato bocciato al suo liceo col 7 in condotta.. seppur con una media nelle altre materie dell’8 – è stato prima accolto al CERN di Ginevra per uno stage (sogno della sua vita) e poi è volato a San Francisco per prepararsi per poter eccedere alle università americane e realizzare il suo sogno di ricercatore perché come lui stesso dice: “La fisica è la mia vita”. E’ solo uno dei casi di totale disallineamento tra potenzialità di una risorsa umana, rigide regole del sistema scolastico di riferimento e beneficio potenziale per un’università, per una comunità locale, forse per una Nazione.
    • Gianluigi Parrotto – 20 anni, salentino d’origine – ha fondato un anno fa la GP Renewable (azienda che produce mini impianti eolici) che ora ha ceduto al gruppo americano Air Group per poter sostenere lo sviluppo dell’azienda negli Stati Uniti. Dei 5,5 milioni di Euro ricevuti ha deciso di investirne oltre un quarto per la realizzazione di un incubatore d’impresa che rappresenti un polo d’eccellenza dell’innovazione nel Salento: in questo modo sarà possibile alimentare le nuove idee che nasceranno sul territorio per poi sostenere quelle ritenute più valide ed essere un volano dello sviluppo imprenditoriale locale.

Cosa hanno in comune queste storie di successo? Risorse umane decisamente talentuose, motivate e focalizzate nel perseguire i propri obiettivi.. ma anche un contesto di riferimento e adulti che hanno creduto in loro investendo tempo, risorse ed energie credendo in nuovi orizzonti inesplorati.

Oggi abbiamo più strumenti (digital media, e-learning, smart working, co-working, crowfunding, venture capital, incubatori…), la sfida è quella di mettere a sistema tutte le risorse umane, tecnologiche, ambientali, finanziarie per creare una nuova modalità di cooperazione e scambio reciproco tra generazioni, iniziando magari dalle aziende più lungimiranti che già sviluppano progetti di corporate social responsability e investono nelle nuove generazioni.

La terra non è un’eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli.”

detto degli Indiani d’America.

Un ecosistema integrato e dialogante può essere un concetto trasferibile al mondo del lavoro e del business?

Come possiamo valorizzare e utilizzare meglio la diversità generazionale  delle risorse interne ed esterne alle aziende?

Silvia Rigamonti,  Coach&Facilitator