In Generation Mover ci occupiamo di Progetti interfunzionali, innovazione di processi per ‘contaminazione’, reverse mentorship, e chi più ne ha più ne metta: c’è una rivoluzione non dichiarata in atto nel mondo organizzativo, che vede protagonisti i giovani della generazione Y, quelli nati nei primi anni ’80.
Il loro potenziale come agenti di cambiamento viene messo a frutto indipendentemente da ruolo, posizione gerarchica e continuità contrattuale, così che si trovano a gestire, su obiettivi mirati, team composti da persone di seniority aziendale ed anagrafica ben maggiore della loro, con tutte le problematiche annesse e connesse: riconoscimento, autorevolezza, comunicazione, motivazione…
Quanto conta l’intelligenza emotiva in tutto questo cambiamento nel modo organizzativo?
Saperne di più di come funzionano le nostre emozioni e avere a disposizione qualche strumento di generation management può fare la differenza nelle nostre risposte al cambiamento!
Proviamo a fare un esempio concreto?
Eccolo: Andrea, ingegnere, 28 anni, che ancor prima di essere confermato a tempo indeterminato è stato inserito nel team internazionale della casa madre di una grande industria nel settore automotive, con l’obiettivo di introdurre e diffondere i processi lean presso i distributori italiani. La prima risposta di molti responsabili della logistica, magari in azienda da 20 anni, è stata: ‘ma si è sempre fatto così… perché cambiare?’
Flessibile ma persistente, convinto fino in fondo di dover portare avanti il progetto in tempi rapidi, ma attento al fattore umano, Andrea è stato capace di raggiungere il suo obiettivo grazie alla velocità di pensiero unita alla predisposizione a prendere decisioni condivise, una modalità tipica di chi è abituato fin da bambino a pensare diversamente, in modo digitale.
Quali sono i suoi talenti, e quindi anche le caratteristiche di un leader?
Essere ‘connesso’ digitalmente 24 ore su 24 è l’unica modalità che conosce, il che significa che, come la maggior parte delle persone della sua generazione, Andrea ha la tendenza innata ad essere:
- mentalmente più aperto e flessibile;
- rapido nel cogliere e sintetizzare dati provenienti da un network ampio e complesso;
- orientato al sociale e portato a collaborare con gli altri per risolvere problemi e generare idee.
Sono queste le caratteristiche dei leader di domani, con in più una certa dose di anticonformismo: a differenza dei Baby Boomers, che una volta entrati nella ‘stanza dei bottoni’ si adeguavano allo stile di leadership prevalente, la generazione Y mantiene la propria identità anche quando raggiunge posizioni di potere, tanto che le ricerche più recenti prevedono una trasformazione radicale delle cultura aziendale.
Ora non resta che chiedersi, all’interno della nostra azienda:
- siamo attrezzati per aprire la porta ai leader di domani?
- O fingiamo di aprirla e lasciamo delle vetrate contro cui si infrangono le vere innovazioni?
- Quali sono i nostri schemi, che cosa pensiamo, che cosa proviamo, quando un ‘ragazzino’ entrato da poco in azienda si permette di esprimere idee diverse dalle nostre?
- Riusciamo a essere ‘emotivamente intelligenti’ quando entriamo a far parte di un team interfunzionale guidato da qualcuno che ha 15 anni meno di noi?
- Sappiamo far girare la ruota del cambiamento o siamo il granellino nell’ingranaggio?
Ambra Piscopo di 6Seconds Italia intervista Mariella Bisaccia di Generation Mover®, ottobre 2013