Un mondo sempre più affollato e vecchio. Cosa ce ne importa?

Nella settimana del 17 gennaio il contatore neodemos ha segnato il passaggio a 8 miliardi persone sul pianeta.

Entro il 2050 l’ Europa sarà il continente con meno nascite in numeri assoluti: mancheranno i giovani, in particolare gli under 20. In questo panorama l’Italia ha già il suo primato: dal 2018 è il paese più vecchio, non solo, è anche il paese con meno giovani.

Le conseguenze di una popolazione sempre più vecchia sono molte e decisamente rilevanti per tutti, anche per i singoli cittadini.

A cominciare dai redditi dei più giovani che – se non cambiano le politiche – rischiano, già dal 2030, di essere più tassati per mantenere una popolazione anziana sempre più numerosa, un dato su tutti: entro il 2025 i pensionati italiani passeranno da 16 a 17 milioni, su una popolazione attiva di lavoratori attuali di circa 23 milioni.

Allo stesso tempo, e già ne vediamo indizi, cambieranno le politiche sanitarie sui farmaci e sull’accesso ai servizi sanitari per sostenere l’afflusso in aumento di pazienti con patologie legate alla vecchiaia.

Servono già adesso, ma serviranno ancora di più, strutture e servizi territoriali di supporto alle famiglie per assistere genitori anziani.

Le opportunità però, a saperlo e a prepararsi già adesso, potrebbero essere diverse, ad esempio:

a livello lavorativo, saranno necessari medici geriatri, in Italia mancano, neurologi, medicinali per malattie legate all’invecchiamento neurodegenerativo, spazi di socialità per over 65, più università per la terza età.

Allo stesso tempo anche i prodotti e i servizi dovranno essere rivisti alla luce di utenti e consumatori più anziani, ad esempio: nelle industrie di devices tecnologici cominciano ad essere impiegati come consulenti anche i geriatri, neuropsichiatri, psicologi i quali collaborano per definire composizioni chimiche diverse dei materiali, grandezza, peso ecc. funzionali ad una popolazione più anziana e con capacità di spesa rilevante e continuativa.

Del resto, gli anziani di domani sono gli attuali Baby boomer giovani e X Generation adulti, ossia quelli che oggi sono over 55, gruppi di persone che se in buona salute avranno bisogni diversi da chi era over55 negli anni ‘90.

La Germania, già negli anni ’90 del secolo scorso era a conoscenza di questa tendenza e per questo ha messo in atto politiche a sostegno dell’immigrazione che oggi le consentono di avere meno emigrazione dei suoi giovani e, contemporaneamente, contrastare l’invecchiamento della sua popolazione divenendo un polo attrattivo per lavoratori internazionali e migranti, collocandola così tra i paesi più lungimiranti.

Un esercizio di futuro per prendere decisioni oggi e prepararsi anche a questo scenario piuttosto probabile potrebbe essere interessante.

Contattaci se vuoi saperne di più.

I. Pierantoni

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