Aumentano gli occupati: ma quali? E con quali effetti sui lavoratori di domani?

Capire i numeri: occupazione e impatto sulle generazioni

Ne parlano tutti: nel 2023 aumentano gli occupati in Italia.

Se ti chiedi perché ne parliamo anche noi ecco qui la risposta: Generation Mover in tutte le sue attività di studio-consulenza- formazione usa un approccio metodologico quantitativo, per questo motivo applica da sempre l’analisi demografica e generazionale nello studio dei cambiamenti sociali, economici e organizzativi. Di conseguenza, l’analisi dell’andamento dell’occupazione per classi d’età, è indispensabile per comprendere meglio i cambiamenti nel mondo del lavoro da parte di aziende, lavoratori e professionisti.


L’aumento degli occupati di cui si parla da settembre 2023, è una tendenza iniziata alla fine della pandemia Covid-19. Una tendenza non nuova dopo periodi di forti crisi ai quali spesso segue un rilancio dell’economia, come ad esempio nel 2008, 2019, 2021 o nella primavera 2022, anni in cui il numero degli occupati italiani ha superato più volte il livello di 23 milioni. In Generation Mover™ osserviamo il fenomeno già dal 2011. Per comprendere meglio gli impatti di questa importante tendenza positiva occorre considerare la sua combinazione con il calo demografico italiano iniziato nel 2008 e il conseguente invecchiamento della popolazione.

INVERNO DEMOGRAFICO: L’IMPATTO SULL’OCCUPAZIONE

Per prima cosa conosciamo i termini, qui un glossario[1] indispensabile per tutti, cittadini, imprenditori, lavoratori, professionisti, studenti.

Il calo demografico ha impatti molto più profondi di quanto comunemente si pensi, oltre alla diminuzione delle nascite, comporta un invecchiamento della popolazione e una consistente carenza di giovani e di lavoratori.

Alcune conseguenze sono:

  • meno studenti disponibili; riduzione del numero di donne in età riproduttiva; aumento della necessità di assistenza sanitaria per una popolazione più anziana; mancanza di giovani lavoratori per il ricambio generazionale; diminuzione dei lavoratori attivi; meno lavoratori nei decenni successivi; rischio di insostenibilità del sistema pensionistico e così via.
  • E’ importante sottolineare che non ci sono solo rischi ma anche opportunità, ne abbiamo parlato anche qui.

Ma che c’entra l’aumento dell’occupazione con la demografia? C’entra eccome!

Se diminuisce la popolazione diminuisce anche la popolazione attiva: ossia quella parte di popolazione compresa tra 15 e 64 anni che è ritenuta in grado di lavorare, o lo sarà una volta uscita dai percorsi di istruzione e-o formazione. Ad esempio, in concreto, questo significa, Tab. 1, che dal 2008, a causa del calo demografico, la popolazione attiva italiana ha perso 1.834 Milioni di lavoratori e lavoratrici.

TAB. 1 – EFFETTI DEL CALO DEMOGRAFICO SULLA POPOLAZIONE ATTIVA[2] Diminuzione popolazione in età da lavoro 15-64 anni (Calo popolazione = Calo lavoratori)
Italia: Inizio calo demografico nel 2008

 

 

 

2008

2023

 

Pop. Attiva

39.306 Mil.

37.472 Mil.

2008 – 2023

–          1.834 Mil. Di lavoratori

 

Per questo motivo, occorre inserire gli oltre 500 mila posti di lavoro in più in un quadro più ampio che consideri più livelli, come:

  1. modalità di rilevazione occupati: i dati rilevati riguardano tutte le persone che hanno lavorato anche solo 1 ora nel periodo di riferimento, quindi nei numeri sono inclusi anche i periodi in cui aumentano i contratti a tempo determinato che seguono i consumi stagionali e festivi.
  2. Effetto legge Fornero: l’aumento degli occupati riguarda anche l’allungamento del tempo di permanenza professionale dei Baby Boomer più giovani (50-60enni) nel mercato del lavoro, i quali negli ultimi anni hanno visto allontanarsi la prospettiva di uscire dal mercato del lavoro[3] con le stesse regole delle generazioni precedenti, per questo motivo, aumentano le persone nel circuito professionale.
  3. Cambiamento post-covid sistema economico-produttivo: le aziende dopo il Covid, con l’ombra delle grandi dimissioni e una carenza di giovani talenti, hanno optato, quando possibile, per il passaggio a contratti a tempo indeterminato per cercare di garantirsi una forza lavoro più stabile e motivata.
  4. Interpretazione aumento tasso di occupazione italiano: In Italia, il tasso di occupazione 2023 è del 61.8%, rispetto al 58.3% registrato nel 2008, mostrando un aumento dell’occupazione nel corso degli anni; tuttavia, è diminuita la popolazione totale e quella attiva, e i Baby Boomer restano di più al lavoro, quindi, il rapporto aumenta per effetto matematico.
ANALISI DATI OCCUPAZIONE PER ETA’ E GENERAZIONE

I dati dell’occupazione 2023 osservati per fascia d’età restitutiscono un livello interpretativo oggettivo molto interessante dal punto di vista strategico, sia per le aziende sia per il sistema economico-produttivo.

Come analizzato in questo articolo, sintetitizzato da noi nella tab. 2 sotto riportata, la netta maggioranza degli occupati “… ha oltre 35 anni, ed è un dato che aumenta lentamente ma costantemente, confermato da un altro numero significativo, ossia il tasso di disoccupazione rispetto alla popolazione delle classi di età. Nella fascia più anziana (50-64 anni), pur scontando un tasso di attività molto basso in relazione al congruo numero di pensionati, la disoccupazione è al 3,3%, nella fascia tra 35 e 49 anni al 5,6%. Mentre nella fascia più giovane (25-34 anni) è al 7,8%. Non è strano, in un Paese a crescita demografica sottozero, che sia più alto e in crescita il numero degli occupati anziani: ciò che è meno naturale è che sia significativamente più alto il tasso di disoccupazione dei giovani rispetto alla popolazione della loro età. [4].

La variazione è principalmente concentrata tra i lavoratori dipendenti, e interessa tanto gli uomini, quanto le donne – anche se resta il fatto che sono gli uomini a muoversi di più e ad essere più numerosi nel mercato del lavoro, e tutte le classi di età, ad eccezione di quelle comprese tra 35 e 49 anni[5].

Analisi dei Dati[6] (Dati raccolti su più ricerche provenienti dalla stessa fonte ISTAT)

TAB. 2

Categoria

Novembre 2023 Novembre 2022 Differenza/Anno Tasso disoccupazione
Occupati a Novembre 2023 23.7 Milioni 23.2 Milioni +520,000   
Analisi dei 520 mila occupati in più + 520 mila
Over 50 anni (92% di 520 mila) 477,000 +477,000 3,3%
Diminuzione occupati 35-49 anni  47,000 -47,000 5,6%
Occupati 25-34 anni +19,000 +19,000 7,8%
Inattivi aumentano (Circa 3 Mil. Inattivi 2023 fascia 15-34 anni, il 25% della loro coorte) +48,000 Aumento dei NEET

 

+48,000  Aumento dei NEET
Occupati a termine aumentano +15,000 +15,000

In sintesi i dati indicano:

  • aumento occupati totali: a novembre 2023, gli occupati in Italia sono 23.7 milioni, registrando un incremento di 520,000 rispetto all’anno precedente.
  • Over 50 in crescita: La forza lavoro over 50 anni rappresenta il 92% del totale con un aumento significativo di 477,000, (più uomini che donne) riflettendo una tendenza delle aziende a trattenere lavoratori anziani a causa delle difficoltà nella ricerca di nuovi talenti, giovani e competenze.
  • Occupati 25-34 anni: si rileva un modesto incremento di 19,000 tra i lavoratori di età compresa tra 25 e 34 anni a conferma dell’elevato tasso di disoccupazione tra i giovani.
  • Diminuzione occupati tra 35-49 enni : la fascia d’età 35-49 anni, quella che dovrebbe essere occupata e sostenere la crescita, evidenzia una diminuzione di 47,000 lavoratori, indicando cambiamenti nei requisiti occupazionali e nelle dinamiche del mercato.
  • Aumento degli inattivi-NEET: la categoria degli inattivi registra un aumento di 48,000 unità, suggerendo possibili cambiamenti nelle preferenze lavorative, nel contesto economico, nelle possibilità occupazionali del paese e, purtroppo, confermando il primato italiano del più alto livello di inattivi tra i paesi europei.
  • Crescita degli occupati a termine: gli occupati a termine mostrano un incremento di 15,000, potenzialmente indicando una maggiore flessibilità contrattuale nel mercato del lavoro, un legame stagionale di produttività e convenienza economica legata soprattutto alle fasce di lavoratori nel commercio, vendita e ristorazione.
  • Divario di genere: anche in questo aumento degli occupati si conferma la tendenza di una prevalenza degli occupati di genere maschile rispetto al genere femminile.

Ma se aumentano gli occupati, allora il paese cresce? 

La Banca d’Italia[7] stima la crescita per l’Italia a 0,6% nel 2023 e 0,8% nel 2024 ben al di sotto di quella europea prevista al 1,6%. Un dato che segnala un problema serio di produttività e competitività del paese, e conferma che in Italia la crescita non c’è stata e difficilmente ci sarà nel breve periodo. Un dato questo molto importante nel posizionare e interpretare gli effetti della crescita dell’occupazione.

CONCLUSIONI

Al di là di ulteriori commenti e analisi che lasciamo agli economisti, questi dati riflettono la complessità del mercato del lavoro italiano, evidenziandone le sfide e le opportunità che le aziende devono affrontare nel mantenere un equilibrio tra la stabilità occupazionale e l’adattamento alle nuove dinamiche del lavoro partendo da una lettura oggettiva e demografico-generazionale dei dati. Una lettura essenziale per poter ideare e attuare politiche di lavoro efficaci nel presente e soprattutto per il futuro in cui resta determinante la declinazione lungimirante e sostenibile di queste politiche a livello di sistema paese ma anche di aziende e professionisti, soprattutto per fasce d’età, prestando attenzione ai bisogni e valori delle generazioni più giovani e delle donne, portatrici di valori dirompenti nel panorama lavorativo ed economico nazionale, due fasce professionali ancora tutte da sviluppare e utilizzare nel mercato del lavoro italiano.

Più che da una ripresa economica, la crescita dell’occupazione in Italia deriva dalla permanenza al lavoro di una generazione di persone molto numerosa, come quella dei baby boomer che è a sua volta influenzata da 2 fattori:

  1. aumento dell’inattività giovanile: motivo per il quale le imprese preferiscono stabilizzare i tanti precari, o allungare la permanenza dei lavoratori -quando possibile- nei circuiti professionali, vista la difficoltà di trovare rimpiazzi;
  2. stretta sulle pensioni anticipate: dalla riforma Fornero (fine 2011) in poi, per motivi demografici ormai chiari a tutt*, lasciare anticipatamente il lavoro è diventato sempre più svantaggioso.

Queste tendenze saranno rafforzate nei prossimi anni perché tutti i paesi europei invecchiano e il ricambio generazionale necessario a mantenere la stabilità dei sistemi sul continente è in declino, in questo l’Italia è pioniere e test per l’Europa stessa.

Potrebbe essere un’occasione per invertire la rotta di un paese percepito in declino, non solo demografico, dal resto del mondo e anche dai suoi abitanti.

Servono coraggio, visione e lungimiranza, responsabilità e capacità di anticipazione, tutte qualità e competenze più diffuse di quanto si pensi.

Capire i dati per capire il mondo.

 

I. Pierantoni, febbraio 2024

 

Note:

PER INTEGRARE CON NUOVI ARTICOLI E DATI

Più lavoratori ma più vecchi – La Voce  // I dati sono buoni ma il nostro mercato del lavoro è seriamente malato – Itinerari Previdenziali// Demografia e evoluzione forza lavoro – CDP .

 


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