Millennials e Gen Z "rompono" il paradigma tra sacrificio e carriera

Il sacrificio per il lavoro non è più un fattore scontato, per non parlare della carriera professionale che ormai per i giovani, ma anche per i più adulti, non bastano a giustificare la rinuncia a perseguire quello che conta davvero: i propri interessi, gli affetti o i progetti personali da realizzare prima possibile, responsabilità individuale e collettiva, sicurezza finanziaria.

Un panorama di valori professionali che ha retto fino a un decennio fa e che oggi è obsoleto, ma che contribuisce a sgretolare un sistema economico in profonda trasformazione, rimodellando quelle che sono le pratiche lavorative di intere generazioni di lavoratori.

La generazione Z, composta da individui nati tra il 1995 e il 2010, e i più giovani dei Millennials, nati tra 1980 e 1994, per capirci quella parte di giovani tra i 18 e i 30 anni circa, hanno vissuto una realtà completamente diversa rispetto alle generazioni precedenti. Con due crisi economiche globali alle spalle, una pandemia e l’avvento della tecnologia e dei social media, i membri di questa coorte generazionale hanno avuto accesso a una vasta gamma di opportunità e informazioni che hanno influenzato le loro prospettive sulla vita, la formazione della loro visione del futuro e del lavoro.

Il concetto di sacrificio per il lavoro diffuso tra le generazioni di lavoratori over 55, per le quali si riteneva che il successo professionale richiedesse dedizione e rinunce personali si scontra con la prospettiva della Z Gen e dei Millennials, i quali invece valorizzano l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Soprattutto, non sono disposti a sacrificare i propri interessi e relazioni per il lavoro visto che il lavoro non garantisce più ascesa sociale, qualità e miglioramento della vita.

Ma non basta: la definizione e il valore stesso di carriera è cambiato. Mentre in passato una carriera di successo era spesso associata a una progressione lineare e a lungo termine all’interno di un’organizzazione, o perlomeno nello stesso ambito professionale, accompagnata da una conseguente crescita economica, oggi Millennials e Z Gen, consapevoli di non avere le stesse chances delle generazioni più adulte, sono più propensi a cercare esperienze lavorative significative, di senso per sè e la collettività, soddisfacenti piuttosto che perseguire una tradizionale “scalata” professionale.

Non sono rari ormai i casi di dipendenti o professionisti che davanti auna proposta che prevede più responsabilità e avanzamento economico, rispondono:

“No grazie, meglio dove sto! Guadagno meno, ma vivo meglio con meno responsabilità e problemi professionali da gestire.”

Questi cambiamenti hanno avuto un impatto significativo sul mondo del lavoro, per questo motivo è strategico per le aziende riconsiderare le loro pratiche professionali e i processi di people e change management se vogliono restare al passo coi tempi e attrarre e trattenere lavoratori e professionisti delle generazioni Z e Y.

COSE DA CAMBIARE, PER COMINCIARE.

Tra i primi punti, vanno rinnovati i colloqui di Recruiting, a partire dall’eliminazione di domande tipiche per i Baby Boomer e per la X Generation (“3 Aggettivi che ti definiscono”, “Cosa vuoi fare da grande”, “Qual è il tuo punto di forza e di debolezza” e così via). Domande che hanno fatto la storia della selezione e che oggi non hanno senso per le generazioni in entrata nel mondo del lavoro, le quali hanno invece obiettivi personali (spesso coincidenti con un progetto professionale) da raggiungere e, certamente, sanno come rispondere alle domande (hanno simulato in rete o su ChatGPT l’intervista) ma, allo stesso tempo, forse non sanno come relazionarsi meglio di persona, allenati come sono a colloqui virtuali.

Qualche suggerimento sui processi recruiting lo trovi anche qui.

Altro suggerimento: i modelli di lavoro potrebbero essere parcellizzati, oggi l’Intelligenza Artificiale è in grado di svolgere parte del lavoro più noioso di molte funzioni, il risultato potrebbe lasciare del tempo creativo ai dipendenti per migliorare proprio quell’attività rendendoli più partecipi e produttivi ai processi aziendali.

Molte altre opzioni sono possibili per cambiare il lavoro e renderlo più attrattivo e accessibile grazie a una mentalità diversa portata dalle generazioni più giovani e sulla quale le aziende cominciano ad allenarsi.

La flessibilità, l’inclusione e la valorizzazione del benessere dei dipendenti sono diventate priorità fondamentali per le organizzazioni che vogliono rimanere competitive nel mercato del lavoro attuale e pronte ad affrontare il futuro del lavoro e dei mercati.

GM Team, febbraio 2024

Note:


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