Dimmi come scrivi…

… e ti dirò quanti anni hai. Ci avete mai fatto caso? Leggendo un testo scritto è possibile risalire all’età del suo autore. C’è modo e modo di dire le cose, e la generazione Z si è plasmato il suo specifico. Talmente originale che rischia di produrre effetti collaterali negativi. Ai più grandi, infatti, può sembrare indice di superficialità e mancanza di rispetto quello che in realtà è lo stile spontaneo di chi è nato direttamente con messaggistica istantanea e social network.

Per capirlo, bisogna fare un passo indietro nel tempo. Boomers e X Gen sono cresciuti con la forma lenta, articolata e formale della comunicazione scritta. Lettere, circolari, ciclostilati riportavano discorsi che si sviluppavano in frasi dotate di tutte le parti del discorso – soggetti, predicati, complementi – e concatenate in coordinate e subordinate. Perfino le semplici cartoline delle vacanze erano curate in ogni dettaglio.

All’arrivo dei computer, la “bella forma” si è trasferita nella dimensione digitale. Le email cominciavano ancora con Spett.le ditta e si concludevano con i distinti saluti seguiti dalla firma. Poi sono arrivati la messaggistica istantanea, i social, gli smartphone.

La facilità e velocità di comunicazione hanno fatto cadere la distinzione tra stile scritto e stile parlato ed è stato il trionfo dell’informalità.

Le frasi hanno cominciato ad essere sempre più semplici e  frammentate, molte parole sono sostituite da abbreviazioni, i nomi di persone diventano sigle e acronimi. La punteggiatura spesso si perde per strada, quando non sparisce proprio: anziché su punto o su virgola, si preferisce cliccare su “invia” e isolare ogni frase in un singolo messaggio.

Ne parla Velia Alvich su Fanpage, rilevando come per i ragazzi della generazione Z si tratti semplicemente di uno stile di scrittura funzionale al mezzo di comunicazione utilizzato. E lo hanno pure arricchito con tutte le altre potenzialità disponibili: messaggi vocali, fotografie, emoji, eccetera.

Invece, tra i Boomers e gli X Gen ci sono quelli che hanno accolto il senso di questa trasformazione, ma ci sono anche quelli che patiscono il sovvertimento di tutte le regole e i principi su cui hanno costruito le loro convinzioni. Finiscono così per giudicare come inappropriato questo modo di comunicare, soprattutto nei luoghi di lavoro.

Quando LinkedIn introdusse la possibilità di arricchire i post con le emoji, arrivarono le critiche di chi le riteneva non consone ad un ambiente professionale. Oggi anche su LinkedIn la comunicazione si è fatta un po’ più “rilassata” nella maggior parte dei casi, ma in ogni angolo dell’Internet rimane evidente la differenza di stile tra i più giovani e i più grandi. Una differenza di stile che, da sola, racconta tutta la diversità di generazioni differenti che però imparano a capirsi.

M. Rossi, giugno 2024

 

 


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