Cervelli in fuga: dove vanno e perché

Giovani ricercatori d'eccellenza

Situazione della popolazione residente in Italia a tutto il 2017 secondo il Rapporto annuale ISTAT: da 13 anni muoiono più persone di quante ne nascano, da 9 anni le nascite sono in costante calo (mentre sale l’età media delle donne al primo figlio, arrivata a 31 anni nel 2016), da 3 anni la popolazione complessiva sta diminuendo.

Attualmente nella nostra Penisola vivono 60,5 milioni di persone, l’8,4% delle quali (cioè 5,6 milioni) è straniero. E il rapporto giovani/anziani fa dell’Italia il secondo Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone.

Ci sono stranieri che diventano italiani (201mila nel 2016, 224mila stimati per il 2017) e ci sono italiani che emigrano: nel solo 2017 si stimano circa 153mila cancellazioni dalle nostre anagrafi. Ma solo una minoranza provvede alla cancellazione definitiva presso il proprio luogo di origine, perciò il fenomeno dell’emigrazione è in realtà più consistente.

E dove vanno? Oltre al Regno Unito, le destinazioni dei nostri emigranti sono le stesse dell’inizio del Novecento (specie per il nord Italia): Germania, Svizzera, Francia. Con la differenza che cento anni fa a partire erano operai, manovali, muratori, boscaioli, minatori…

Oggi sono laureati, spesso con titoli post-laurea, che vanno a prestare la loro opera nei migliori centri di ricerca e di scienza d’Europa (e oltre). Allora erano uomini, spesso padri di famiglia, mossi dalla necessità di sfamare se stessi e i propri cari; oggi sono giovani brillanti che non cercano tanto denaro, quanto opportunità di lavorare bene.

Lo racconta questa inchiesta del Corriere della Sera: le motivazioni all’ emigrazione di gran lunga più citate dagli italiani all’ estero – fuori dal luogo comune della mancanza di possibilità – sono:

  • più possibilità di scelta,
  • la migliore qualità complessiva del lavoro,
  • il fatto che in Italia le opportunità erano limitate da un ambiente inquinato da clientelismo, familismo o corruzione.

Vale la pena davvero leggere con attenzione le testimonianze riferite dal Corriere: rivelano una miniera forse insospettata di risorse potenziali a disposizione dell’Italia e forniscono, tra le righe ma mica poi tanto, un’indicazione piuttosto chiara per il futuro di questo Paese.

Mattia Rossi

 


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