Generazioni: perché non basta leggere un libro

Ma … non si finisce per rinchiudere le persone in categorie pre-costituite, cioè alimentare stereotipi e pregiudizi?

Questa è, forse, l’obiezione più ricorrente che incontro quando racconto di Generation Mover™: 

Il timore è legittimo e la cautela ci sta tutta, anche perché la mente umana è sempre esposta a questo pericolo, in ogni situazione. Anche nel caso dell’età, e quindi delle appartenenze generazionali. Ad esempio, in questo articolo Ashton Applewhite evidenzia l’esistenza di una sorta di “razzismo dell’età” di cui pare ci sia poca consapevolezza. Eppure, a ben guardare capita spesso che alle categoria “vecchio” da un lato e “giovane” dall’altro siano associati pregiudizi e convinzioni limitanti.

Leggere una popolazione con la lente generazionale rinforza questa situazione? Incoraggia e consolida gli stereotipi?

In realtà, questa è proprio la principale avvertenza che Generation Mover™ evidenzia all’inizio di ogni suo intervento in un ambiente nuovo. Esplicitiamo per bene, cioè, la differenza tra stereotipo e generalizzazione:

“una foresta è fatta di alberi (generalizzazione), ma questo non implica che tutti gli alberi siano identici tra loro (stereotipo).”

Una cosa è saper riconoscere le personalità generazionali, tutt’altra cosa è uno schema rigido da sovrapporre alla realtà. In questo non è secondario il fatto che Generation Mover™ unisce allo studio e alla pratica professionale decennale sul tema generazionale in azienda, anche competenze sociologico-futuristiche e una solida esperienza di coaching individuale e di team.

E’ grazie a questo mix, unico tra chi si occupa di generazioni, che Generation Mover™ è in grado di operare con grande concretezza.

La personalità generazionale non ha a che fare con la data di nascita ma con il sistema di pensiero, delle persone e delle aziende. Seguendo la complessità e la fluidità della realtà. Nessuno, ovviamente, si aspetta che le persone cambino personalità generazionale a seconda che siano nate il 31 dicembre 1995 o il 1 gennaio 1968. Anzi: tra i benefici portati dalle attività di GM c’è anche la capacità di riconoscere in se stessi la presenza dei tratti riconducibili a una certa generazione oppure a un’altra.

Resta il fatto che, volenti o nolenti, ciascuno di noi appartiene ad una generazione. Ciò accade per il semplice fatto di essere cresciuti in un dato momento storico e quindi aver vissuto gli anni formativi della propria personalità sotto l’influsso di determinati eventi e schemi culturali. Sono le costanti che si intrecciano con le storie e le sensibilità individuali, ma anche le influenzano, più o meno consapevolmente.

Ecco perché leggere libri e articoli che informano sulle caratteristiche delle generazioni è sicuramente utile e opportuno, ma di solito non sufficiente. La realtà è complessa, sfumata e in continua evoluzione, quindi l’applicazione effettiva dell’approccio generazionale richiede una sensibilità e un’esperienza da specialisti. E’ questa expertise specifica il valore aggiunto di Generation Mover™,  attivo sul campo da un decennio e più.

 

Mattia Rossi

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