La suddivisione in generazioni è una chiave di lettura che facilita e rende più completa la comprensione della realtà e la costruzione delle relazioni interpersonali. Questo però non significa – e lo ripetiamo sempre nei nostri seminari – che vi si possa affidare senza un minimo di discernimento, né bisogna intendere l’anno che separa una generazione da un’altra come una barriera netta e invalicabile.
Ovviamente, ogni persona mantiene la propria individualità e si forma lungo la propria specifica storia personale: le differenti generazioni sfumano l’una nell’altra mischiando per un po’ le acque come nel punto di confluenza di due fiumi. E così può capitare che l’impulso a classificare sempre e comunque porti a ipotizzare una “generazione di mezzo” tra X e Millenial: c’è chi parla di “
Xennials”, cioè dei nati tra il 1977 e il 1983: hanno fatto in tempo a vivere il mondo pre-digitale, e poi si sono riconvertiti alle nuove tecnologie quando avevano ancora 20 anni o poco più.
Sarebbero quelli che, in bilico tra lo scetticismo degli X e il rinnovato slancio dei Millenials, faticano a riconoscersi completamente in una di queste due generazioni.
Se da un lato evidenziare quel momento di passaggio ha sicuramente un senso, dall’altro però diventa eccessivo parlare di “generazione” per un giro di anni che ha il respiro di un lustro o giù di lì.
Raccogliamo comunque lo stimolo e ne teniamo conto nel nostro lavoro di osservazione e studio. E se infine volete divertirvi un po’, il Guardian ci ha pure fatto
un giochino a quiz.
Mattia Rossi