Il nostro blog si occupa spesso dei ragazzi della Z Generation, quelli che in questi tempi stanno vivendo una esperienza di trasformazione epocale, proprio negli anni in cui si stanno preparando a diventare grandi.
In tanti ci stiamo interrogando come e quanto influirà questo periodo sulla formazione di questi nuovi adulti: come vedranno il mondo ed il futuro dopo il Covid-19, per cosa si batteranno, quali saranno le loro aspirazioni.
Da ricercatori la cosa più corretta per sapere come stanno, cosa sentono, come pensato sarebbe stato chiederlo a loro. Ed è proprio quello che ha fatto Marco Erba, insegnante di italiano e latino, nel libro “Ci Baciamo a Settembre”, edito da Rizzoli, in cui attraverso le vive voci dei ragazzi, ci restituisce uno spaccato vivace ed intenso della pandemia ai tempi della Z Generation.
Spirito critico, consapevolezza, orientamento al futuro, senso di responsabilità individuale e bene comune sono solo alcuni dei tratti che emergono nei loro racconti, un progetto nato dalla passione di un professore di italiano e latino per l’insegnamento, la scuola, i ragazzi.
Racconti di vita e di fantasia elaborati nella pandemia e narrati da giovani ragazzi delle medie e delle superiori, un lavoro di ispirazione e costruzione di senso dei ragazzi ricco, al tempo stesso, di tanti spunti e insegnamenti per gli adulti che in questo modo possono conoscerli meglio e di più.
Una meraviglia di pensieri, emozioni, riflessioni e storie che ci consentono di vedere e sentire la nascita del punto di vista di chi abiterà il futuro e lo cambierà.
Si, perché questo lo so, lo spero, saranno loro a cambiarlo davvero. Se li aiuteremo.
Chissà che gli adulti non riscoprano se stessi, grazie a questi ragazzi che in questo libro prendono la parola e ci dicono la loro su quanto sta accadendo, facendo vibrare un lato profondo e comune a tutti noi, di questo presente dilatato, che non ne vuol sapere di finire.
Sono storie e racconti di ragazzi, dai 12 ai 18 anni, che non ci lasciano soli oggi e che ci portano fino al 2100 come accade con un racconto intitolato
Voglio però chiudere lasciando la parola, per questioni di spazio, solo ad alcuni di loro, i cui pensieri mi hanno colpito ed emozionato:
- ‘ …ho faticato all’idea di uscire nuovamente, non volevo sottopormi a un altro cambiamento’ // Maria, seconda superiore
- ‘ …niente potrà compensare le esperienze che stanno sfuggendo ora … e che non entreranno mai nei nostri ricordi’ // Erika, quinta superiore
- ’… il tempo non si misura, non è lineare. Si blocca e poi riparte e poi si ferma ancora in posti insignificanti …’// Cesare, prima superiore
- ‘ … non so quando ci rivedremo, ma io ti aspetto, … al limite, ci baciamo a settembre’ // Fabiana, seconda superiore
e poi c’è Anna, seconda superiore, che nel racconto Una stanza nel 2100, si immagina a 96 anni …, come nel miglior finale di un esercizio di futuro.
Isabella Pierantoni
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