E’ una delle tante novità che l’allungamento della vita media porta con sé: stanno aumentando le persone particolarmente avanti con gli anni che stanno “in salute ma non troppo”.
Cioè che non sono in una condizione di non autosufficienza – fisica o mentale – tale da richiedere il ricovero nelle strutture di accoglienza, ma che non sono più così tanto in forma da potersi fidare a continuare a vivere da soli in casa propria. E l’assistenza domiciliare non sempre è la soluzione più adatta, non foss’altro che per i costi spesso impraticabili per le famiglie.
L’articolo che vi proponiamo ci racconta come hanno risolto la cosa a Trento: hanno messo insieme la disponibilità di un fabbricato, i bisogni delle nonne, la presenza delle studentesse universitarie fuori sede, e si sono inventati la “Casa alla Vela”.
Una residenza, cioè, in cui anziane e giovani vivono sotto lo stesso tetto, facendo ognuno la propria vita ma condividendola tra loro e con la comunità locale.
Questo non significa soltanto aiuto materiale, ma anche (soprattutto?) vita sociale, relazioni, scambio di esperienze e ricchezza umana. Per il momento è classificata come iniziativa sperimentale, ma vale la pena conoscerla meglio, per scoprire come è possibile ritrovare la ricchezza e la potenza di quelli che una volta erano i legami delle famiglie numerose, delle cascine nelle campagne, delle piccole comunità locali.
Mattia Rossi
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2 Comments on “Che cosa è il co-housing intergenerazionale: il benessere viene dalle relazioni sociali”
Ottimo!
Assolutamente da sperimentare su tutto il territorio nazionale dove coesistono abitudini diverse da zona a zona.
E nella sperimentazione prevedersi la possibilità di scambiare la location, così da raggiungere la vera integrazione