Saper chiedere! Non lo insegnano a scuola, eppure si dovrebbe.
Il nostro sistema educativo, da sempre, abitua i ragazzi e le ragazze a rispondere ma non insegna e non educa a chiedere, o a pensare per domande.
- percepire e definire un bisogno, un dubbio, una necessità, una curiosità, un approfondimento, un argomento;
- identificare e riconoscere il soggetto che ha/detiene l’informazione (insegnante, collega, datore di lavoro, capo);
- chiedersi se ha senso la domanda e per chi eventualmente ha senso;
- chiedersi che effetto farà la domanda sull’interlocutore e sugli altri eventuali, oppure sul contesto in cui la si pone, e di rimbalzo come noi verremo percepiti a seguito della domanda;
- chiedersi se siamo pronti a gestire gli effetti della risposta;
- individuare il momento e il luogo giusto per porre la domanda;
- e infine … costruire la domanda!
Costruire una buona domanda non è cosa facile, ci vuole allenamento e gli uomini a forza di farne di utili e non utili, per caratteristiche neurofisiologiche e altri motivi, non sono sempre bravi ma non si tirano indietro e sono più allenati.
Molti uomini e donne, ormai, a forza di corsi di PNL e simili, spesso anche mascherati con altri nomi – i corsi intendo -, di tutto il processo comunicativo si sono portati a casa la famosa ‘posizione specchio‘, ossia ripetere le stesse posizioni e la parola più usata dall’interlocutore per creare vicinanza e relazione, empatia … su questo preferisco non commentare. Solo che comunicare non è questo. Saper chiedere poi è tutta un’altra storia.
Ad esempio, se abbiamo una domanda importante/cruciale da fare a qualcuno, occorre prepararsi:
- definire dove e quando è più utile per noi fare la domanda (tempo e luogo): non in base alle nostre esigenze ma in base a quelle del nostro interlocutore/interlocutori, cioè quando sarà o saranno più disponibili nei nostri confronti;
- poche parole, mirate, rilevanti per sè stessi e per l’interlocutore, soprattutto avere ben definito l’obiettivo che si vuole raggiungere con la domanda e non temere la risposta;
- scrivere almeno 5 domande differenti aventi lo stesso obiettivo;
- prepararsi alle risposte prevedendone più possibili, almeno 5;
- elaborare altre domande in funzione degli scenari di risposta;
- non accettare il ‘no’. O almeno verificare che sia definitivo e non modificabile.
C’è molto altro naturalmente. La costruzione dell’identità, ad esempio passa anche da qui, oppure il processo comunicativo che confina con il processo decisionale e con molti altri aspetti personali, individuali, professionali e organizzativi. Ma tutto questo può essere anche appreso.
“Credere in sè stesse”può non bastare ma è possibile imparare a farlo, un primo passo è imparare a chiedere, soprattutto per le bambine e le donne. Un altro é leggere l’articolo allegato con spunti sempre utili e interessanti.
Se invece vuoi lavorarci su il laboratorio GM ‘Come glielo dico’ può essere uno spazio interamente dedicato al tema, ma ne parliamo anche in un modulo di “Una carriera al passo coi tempi”
Isabella Pierantoni