"Credere in sè stesse": e se non bastasse?

Ogni volta che sento questa e altre affermazioni dello stesso tipo mi sento un pò a disagio, non perchè non sia importante, ma mi chiedo: è sufficiente? e per chi non è così convinta di sè?
Prima però viene molto altro, e in questo altro c’è qualcosa, secondo me, che potrebbe avere un impatto importante e che può aiutare a costruire una fiducia solida in se stesse: parlo per le donne ovviamente, e per tutte le bambine o le adolescenti. Utile anche per i maschi, certo, ma sono più allenati su questo, non bravi ma allenati e praticanti si. Mi riferisco al

Saper chiedere! Non lo insegnano a scuola, eppure si dovrebbe.


Potrebbe essere “l’attitudine rivoluzionaria” per tutte le donne e le bambine del mondo, banale ma non scontato.
Non è parlare, non è costruire una frase di senso, non è la grammatica o saper scegliere l’opportunità linguistica in un certo contesto. E’ molto di più. Tanti manuali, alcuni buoni altri no, ne parlano.
Come coach saper porre una domanda nel modo giusto, fa la differenza tra fare bene o fare danni. Eppure non occorre essere coach per imparare almeno un pò di questa arte, o essere Socrate e conoscere la maieutica.

Il nostro sistema educativo, da sempre, abitua i ragazzi e le ragazze a rispondere ma non insegna e non educa a chiedere, o a pensare per domande.


Ancora oggi, ai bambini in molti posti del mondo, compresa l’Italia, viene ancora troppo spesso detto “Parla quando te lo dico io” per usare un’espressione delicata … Ancora, negli asili, nelle scuole elementari e medie, in maggioranza, uno dei criteri di valutazione sul comportamento è “quanto parla” un bambino o una bambina. Nessun riferimento al contenuto ma alla quantità. Certo, lo so che è un modo per insegnare il cosiddetto ‘comportamento sociale’, ma l’insegnamento più forte che arriva ai ragazzi è ‘non disturbare, non disturbare gli altri, non disturbare la maestra, i professori …’ e va anche bene: solo che le bambine si adeguano molto di più e molto più in fretta dei maschi, a casa e fuori.
Quanto rimane di questo habitus, appreso dalle ‘femmine’, nel loro modo pensare e di porsi, una volta fuori nella vita? A scuola, all’università, al lavoro, in coppia, in famiglia? Cosa, come e quanto, esattamente, di questo modo di comportarsi trasmetteranno ai loro figli e figlie più o meno consapevolmente?
Si, lo so, c’è molto altro dietro ma parlarne e continuare a farlo è solo il primo passo.
Per non restare sul vago ecco di seguito solo qualche indicazione, non me ne voglia chi si occupa di comunicazione verbale, ma questo post non è destinato solo a loro.
Saper chiedere non è solo una domanda con un punto interrogativo, presuppone:
  • percepire e definire un bisogno, un dubbio, una necessità, una curiosità, un approfondimento, un argomento;
  • identificare e riconoscere il soggetto che ha/detiene l’informazione (insegnante, collega, datore di lavoro, capo);
  • chiedersi se ha senso la domanda e per chi eventualmente ha senso;
  • chiedersi che effetto farà la domanda sull’interlocutore e sugli altri eventuali, oppure sul contesto in cui la si pone, e di rimbalzo come noi verremo percepiti a seguito della domanda;
  • chiedersi se siamo pronti a gestire gli effetti della risposta;
  • individuare il momento e il luogo giusto per porre la domanda;
  • e infine … costruire la domanda!

Costruire una buona domanda non è cosa facile, ci vuole allenamento e gli uomini a forza di farne di utili e non utili, per caratteristiche neurofisiologiche e altri motivi, non sono sempre bravi ma non si tirano indietro e sono più allenati.

Molti uomini e donne, ormai, a forza di corsi di PNL  e simili, spesso anche mascherati con altri nomi – i corsi intendo -, di tutto il  processo comunicativo si sono portati a casa la famosa ‘posizione specchio‘, ossia ripetere le stesse posizioni e la parola più usata dall’interlocutore per creare vicinanza e relazione, empatia … su questo preferisco non commentare. Solo che comunicare non è questo. Saper chiedere poi è tutta un’altra storia.

Ad esempio, se abbiamo una domanda importante/cruciale da fare a qualcuno, occorre prepararsi:

  • definire dove e quando è più utile per noi fare la domanda (tempo e luogo): non in base alle nostre esigenze ma in base a quelle del nostro interlocutore/interlocutori, cioè quando sarà o saranno più disponibili nei nostri confronti;
  • poche parole, mirate, rilevanti per sè stessi e per l’interlocutore, soprattutto avere ben definito l’obiettivo che si vuole raggiungere con la domanda e non temere la risposta;
  • scrivere almeno 5 domande differenti aventi lo stesso obiettivo;
  • prepararsi alle risposte prevedendone più possibili, almeno 5;
  • elaborare altre domande in funzione degli scenari di risposta;
  • non accettare il ‘no’. O almeno verificare che sia definitivo e non modificabile.

C’è molto altro naturalmente. La costruzione dell’identità, ad esempio passa anche da qui, oppure il processo comunicativo che confina con il processo decisionale e con molti altri aspetti personali, individuali, professionali e organizzativi. Ma tutto questo può essere anche appreso.

“Credere in sè stesse”può non bastare ma è possibile imparare a farlo, un primo passo è imparare a chiedere, soprattutto per le bambine e le donne. Un altro é leggere  l’articolo allegato con spunti sempre utili e interessanti.

Se invece vuoi lavorarci su il laboratorio GM ‘Come glielo dico’ può essere uno spazio interamente dedicato al tema, ma ne parliamo anche in un modulo di Una carriera al passo coi tempi

 

Isabella Pierantoni

 


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