Tsunami demografico Italia, inverno demografico, valanga silver … negli ultimi mesi non passa un giorno che non si parli in TV, sui giornali, nelle app del problema del calo demografico nel nostro paese. Eppure lo sapevamo dal 1972! Ne parlavo già in questo articolo del Blog del 2021. Oggi resta ancora più valido, e aggiungiamo una proposta di azione a fine articolo!
Perchè i problemi bisogna anticiparli a saperlo fare, altrimenti bisogna conoscerli bene, con dati e numeri, da fonti affidabili e poi risolverli.
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Nel 1804, anno dell’auto proclamazione di Napoleone a Imperatore, sul pianeta c’erano 1 miliardo di persone. Appena un secolo e mezzo dopo, nel 1960, gli abitanti del pianeta erano 3 miliardi[1], entro il 2040 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi. Tuttavia, anche se i dati evidenziano che il tasso di crescita sta rallentando, non rallentano le sfide che la rapida crescita della popolazione sul pianeta comporta. Anzi.
L’aumento della popolazione riguarderà, nei prossimi 3 decenni, essenzialmente le nazioni oggi più fragili e meno sviluppate e, per questo, più a rischio politicamente, socialmente, economicamente ed ecologicamente. Possiamo disinteressarcene?
In concreto significa che questo aumento di popolazione si verificherà ad una generazione e mezzo da noi, ossia il mondo in cui abiteranno i ragazzi Alpha Generation, quelli che oggi sono all’asilo o alle elementari e che nel 2030 entreranno nel mondo del lavoro.
L’ opportunità
L’urgenza e il bisogno di più cibo, alloggi, istruzione e infrastrutture in tutte le parti del pianeta sono le sfide impellenti non più rimandabili, tutto questo insieme alla necessità di creare settori e livelli produttivi e occupazionali sostenibili anche per l’ambiente, rende il tema demografico strategico ed essenziale per tutti gli ambiti delle attività umane: lavoro, economia, finanza, ambiente, politica.
Anche la Cina ha iniziato il suo calo demografico, a breve l’India prenderà il suo posto diventando la nazione più popolosa. Per non parlare dell’Europa dell’Est, o della Russia che stanno subendo un invecchiamento e un calo della popolazione molto rilevante, in Bulgaria il calo più netto previsto è del 23%, un trend già evidente e visibile nei fenomeni migratori in corso.
Non si tratta di fare più o meno figli, e nemmeno di politiche economiche e occupazionali, ma di saper guardare lontano,
anche a livello individuale oltre che sociale e nazionale, e cominciare a lavorare su un mondo più equo, inclusivo e sostenibile per tutte le generazioni: quelle coorti generazionali che oggi hanno la responsabilità di fare scelte sostenibili per sè stesse, ma anche lungimiranti per preparare sia il proprio futuro che quello di chi verrà dopo. I benefici di uno sguardo nel lungo periodo e le scelte conseguenti, al contrario di quello che si può percepire, si hanno già nel presente.
Del resto anche la demografia influisce su mercati e business, ne abbiamo già parlato nella serie dedicata ai Baby Boomer.
In 6 minuti, nel video di Superquark di Alberto Angela del 2020, qualche dato e stimolo in più per conoscere meglio le conseguenze del calo demografico, che ci riguarda tutti, nessuno escluso. I cambiamenti hanno bisogno di tempo, vanno ‘apparecchiati’, e questa è una responsabilità ‘tutta intera’ di chi oggi prende decisioni, in famiglia, nel privato come nel pubblico, non ci sono scuse.
È indispensabile informarsi su più fonti serie e certe, conoscere numeri e dati, che certamente non da soli diventano un destino, come affermato nel titolo in modo provocatorio, ma che tuttavia occorre conoscere e bene, per fare scelte consapevoli e di lungo respiro. Oggi. A ben pensare possiamo porre le basi adesso per preparare futuri sostenibili e migliori proprio lavorando insieme oltre i confini geografici, cominciando a realizzare progetti di sviluppo collaborativi locali ma con innesti globali proprio in quelle parti di pianeta dove la crescita demografica, o il declino delle nascite, pone sfide che altri paesi stanno affrontando prima, creare connessioni e lavoro, costruendo case e infrastrutture, esportando competenze e integrando saperi.
Localmente, ogni paese può da subito avviare un esercizio di futuro sulla base dei dati demografici locali, immaginare lo sviluppo e l’impatto di quei dati in termini di lavoro, occupazione, sanità e altro a 10, 20, 50 anni per costruire una comunità lungimirante, prospera e sostenibile, nel presente.
Isabella Pierantoni
[1] David E. Bloom, professor of economics and demography at Harvard University’s T. H. Chan School of Public Health. https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2020/03/changing-demographics-and-economic-growth-bloom.htm
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