Che c’entrano le Neuroscienze con le personalità generazionali? – Part 2
- Quali sono i cambiamenti del cervello umano nell’Era Digitale?
- Qual è l’impatto di questi cambiamenti sulle abilità cognitive, l’alfabetizzazione, l’apprendimento o il nostro modo di percepire e processare le informazioni?
Se da un lato, le tecnologie facilitano la vita, dall’altro sono esse stesse generatrici di cambiamento. Sin dall’antichità uomini e donne hanno inventato, costruito e utilizzato strumenti per migliorare la loro vita quotidiana. L’invenzione della scrittura, della stampa, dell’orologio, il telefono, la televisione, i nuovi media, il Web 2.0, etc. hanno modificato profondamente e radicalmente il nostro modo di vivere, le dinamiche sociali, economiche e culturali e il nostro stesso cervello, e con esso il modo di pensare e apprendere.
“Il rapporto tra uomo e medium è bidirezionale: l’uomo supera i vincoli dell’ambiente esterno tramite i media, ma si modifica egli stesso attraverso l’uso che ne fa”. Lev Vygotski
Leggere ai tempi del Digitale
Uno di questi grandi cambiamenti riguarda la lettura. Spesso ci troviamo a leggere e-mail, messaggi e testi in Rete ricorrendo all’interfaccia grafica di un cellulare, di un computer o di un tablet. E non è facile renderci conto che le parole che stiamo scorrendo con gli occhi sono in qualche modo diverse da quelle che ritroviamo su un libro o sulla carta stampata.
La lettura su stampa è statica, quella digitale è fluida.
Quando leggiamo un testo stampato il cervello si concentra sulla decodifica lineare e sequenziale delle lettere per comprenderne le frasi e i significati, si tratta dell’area visiva V2, un’area del cervello che decodifica la forma statica delle lettere. A livello cognitivo, è l’area che sviluppa la capacità di attenzione necessaria per rimanere a lungo concentrati e indirizzati alla riflessione profonda.
Invece, quando leggiamo un testo, in formato digitale, andiamo a sviluppare una diversa area visiva, l’area V3, deputata alla codifica temporale del movimento. Lo sviluppo di tale area visiva nel nostro cervello influenza a sua volta le funzioni di codificazione dei simboli e della percezione stessa delle informazioni.
Semplificando, significa che quello che leggiamo non riguarda più simboli astratti come le lettere dell’alfabeto ma, simboli visivi che uniscono codice fonologico e immagini. Ecco perché, leggere in digitale, per certi versi, significa avvicinarsi alle forme antiche degli alfabeti pittografici, che richiedono lo sviluppo di caratteristiche e capacità ben distribuite, generalmente parlando, nelle generazioni più giovani:
- abilità percettive e visuo-spaziali,
- di una buona memoria visiva,
- e lo sviluppo del pensiero intuitivo-associativo.
Cosa comporta, per giovani e adulti, nel concreto crescere imparando a leggere in digitale?
In primo luogo, una maggiore difficoltà nella lettura su stampa che agli occhi delle nuove generazioni diventa sempre più innaturale e anche faticosa. Questo cambiamento, per certi versi così piccolo, mina le basi su cui si fonda la scuola come la conosciamo fino ad oggi, in cui l’apprendimento è, ancora troppo spesso, praticato attraverso i libri e fisicamente anche “di stare sulla sedia” alla vecchia maniera.
Digital Literacy: ‘The’ Survival Skill
Se da un lato l’uso delle tecnologie e di testi digitali ha impoverito le abilità di lettura-scrittura, in particolare della Z e Alpha generation; dall’altro le ha rimpiazzate con nuove abilità e apprendimenti.
Le nuove generazioni hanno sviluppato ciò che gli studiosi chiamano la digital literacy (alfabetizzazione digitale), la “survival skill” dell’era digitale.
Digital Literacy è l’abilità di base di usare un dispositivo digitale o un software, insieme ad una vasta e complessa varietà di skills cognitive, motorie, emozionali e sociologiche, necessarie per comprendere e gestire al meglio l’ambiente digitale
Questa alfabetizzazione condiziona in modo importante le capacità attentive della mente, influenza il modo di percepire e processare le informazioni, il modo di memorizzare, lo stile e la profondità stessa del pensiero.
Nativi Digitali e Generazioni a confronto
Il passaggio tra nuove e vecchie skills sembra più veloce nelle nuove generazioni che nascono e crescono in un mondo in cui le tecnologie permeano le loro esperienze e la loro vita. È stato coniato per loro il termine Nativi Digitali (Prensky,2001). In questo senso, la parola “Digitale” indica l’ambiente in cui si vive e, sottolinea al tempo stesso, che il nostro cervello e i suoi circuiti neurali sono biologicamente impostati per funzionare come un sistema binario.
Il cervello riconosce come “naturali” le tecnologie digitali, accettando più velocemente i cambiamenti che portano con sé.
I nativi digitali hanno conseguito una sorta di trasparenza delle tecnologie. Per queste giovani generazioni usarle è immediato e intuitivo, consentendogli di trovarne nuovi usi, creativi e funzionali.
L’approccio e la concezione che ogni generazione ha verso la tecnologia digitale, è determinata dal momento in cui questa è entrata a far parte della sua vita e da quanto le precedenti tecnologie sono state assimilate e integrate nella quotidianità. Per tale motivo in base al livello di adattabilità, le strategie di problem solving e ancor di più la capacità di percepire le affordances, – le opportunità e le risorse – che l’ambiente o la situazione “offrono” sono oggi fondamentali per muoverci con “successo” nella nostra realtà.
- Ma allora queste differenze sono davvero così insormontabili?
- Cosa si può fare per creare un reciproco ponte di comunicazione e di passaggio di know-how tra le generazioni?
- Come si può reintrodurre e incuriosire i giovanissimi al piacere intenso di tenere un libro in mano ?
Ne parliamo nel prossimo articolo.
Arianna Sardu,
Scienze e Tecniche Psicologiche
Bibliografia
- Collerone L. M. e Città G.(2013), Il cervello nell’era digitale e la “branching literacy”, TD Tecnologie Didattiche, 21 (1), p. 19-24
- Eshet-Alkalai Y. (2004), Digital Literacy: A Conceptual Framework for Survival Skills in the Digital Era, Jl. of Educational Multimedia and Hypermedia, vol. 13(1), 93-106, Tel Hai Academic College, The Open Ubiversity of Israel, ( https://www.learntechlib.org/p/4793/)
- Prensky M. (2001), Digital Natives, Digital Immigrants. On the Horizon, MCB University Press, Vol. 9 No. 5, © 2001 Marc Prensk
- Riva G. (2014), Nativi digitali. Crescere e apprendere nel mondo dei nuovi media. Bologna. Il Mulino
- Sardu A. (2020), Allenare la Resilienza attraverso i Serious Games e il Gioco Educativo, Elaborato finale, Università degli Studi di Padova
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4 Comments on “"Essere digitale" è una questione di età, oppure no?”
HO TROVATO ESTREMAMENTE INTERESSANTE L’ARTICOLO DI ARIANNA SARDU : ILUMINANTE!
NATURALMENTE SEMPRE QUESTO BLOG E’ PIENO DI STIMOLI ED ARTICOLI INTERESSANTI !
GRAZIE GENERATION MOVER …AL PROSSIMO ANNO …AL PROSSIMO BLOG
Grazie a lei Maria Luisa per aver apprezzato quegli spunti che sono il frutto e il risultato della mia ricerca. Uno studio iniziato con la tesi di laurea che prosegue, ancora oggi, nel mio lavoro con i giovanissimi, appartenenti all’ Alpha Generation
Articolo molto interessante che richiama e coniuga la letteratura “tradizionale” con quella moderna, con quella orientata allo studio delle neuroscienze e dal rapporto tra i processi biologici come condizione che regola i processi mentali.
Dall’avvento delle ICT, per stare in epoche piuttosto recenti, i cambiamenti sono stati particolarmente impattanti e il lavoro che svolgiamo quotidianamente per autoregolarci e “modellarci in funzione di…” è per noi e per il nostro cervello particolarmente stressante. Ricordiamo come tutto ciò che mina il naturale equilibrio che oserei definire “routinario” viene visto come una situazione di pericolo, pertanto fonte di stress da evitare.
Le nuove generazioni vivono questa situazione, questa conversione digitale con particolare appeal, ma non dimentichiamoci della letteratura dello sviluppo e del ruolo che l’ambiente esercita nei confronti dell’individuo e – vedendo la foto – del bambino attraverso tutte le esperienze sensoriali utili al suo sviluppo neuronale.
Insomma, progresso si…ma…..
Alla prossima.
Ciao Manuel
Le tue parole mi hanno fatto riflettere.
Penso che il progresso non sia mai facile e proprio per questo ritengo che ogni grande cambiamento porti sempre con sè una rivoluzione!
Noi viviamo in equilibrio ed proprio in virtù di questo che si genera “rivoluzione”. Quando si affaccia un cambiamento, un qualcosa di nuovo, buono ma di diverso da quello che è dato per assunto, come una pietra lanciata in un lago, genera increspature nelle acque e crea un certo attrito.
Un movimento che porta in sè la “rivoluzione tra nuovo e vecchio”. E quindi posso capire le tue parole.
Ed è proprio per questo, nel principio di naturale equilibrio che le forze del nuovo e di quello che già sussiste nel loro incontrarsi, unirsi e scontrasi, stanno cercando quegli agganci giusti per generare un nuovo assetto. Per questo che, anche dalle situazioni più stressanti, prendiamo gli spunti per acquisire il buono.
Tutti i grandi progressi, compresa la conquista del riconoscimento dei diritti naturali dell’uomo, sono stati preceduti da lotte e conquiste duramente ottenute.