E’ un problema serio, che riguarda gli adulti e quindi tutta la vita sociale ed economica del Paese: stiamo parlando dell’analfabetismo funzionale.
La diffusione di questo fenomeno in Italia non è certo una novità. C’è però uno studio condotto dall’OCSE in 33 Paesi che lo sancisce numeri alla mano. L’Italia risulta al 4° posto nel mondo (preceduta solo da Indonesia, Cile e Turchia), con il 28% di abitanti non in grado di capire nemmeno testi semplici riportanti informazioni di uso quotidiano. Esattamente l’opposto di ciò che serve per affrontare un mondo ogni giorno più complesso, cangiante, complicato da capire e governare.
Secondo gli studiosi (qui l’articolo che riferisce i dati emersi dalle ricerche), le cause non risalgono solo alla povertà culturale delle famiglie di origine e alla scarsa scolarizzazione nella fanciullezza: stanno anche in una vita adulta povera di stimoli e di occasioni per esercitare la mente ed il pensiero critico.
Una mente che non si allena è una mente destinata ad atrofizzarsi, a dimenticare anche quel poco che sapeva.
L’alfabetizzazione e il pensiero critico sono da sempre alla base del progresso civile e sociale, ma forse non sono mai stati così cruciali come oggi. La vastità degli orizzonti creata dalla globalizzazione, la portata dell’accesso alle informazioni reso possibile dalla tecnologia, la complessità di ogni tipo di questione. Dal lavoro alla sostenibilità ambientale, per maneggiare tutto questo senza che ci esploda in mano è indispensabile un’alfabetizzazione funzionale più raffinata e avanzata che mai.
Ecco che allora cose come la “formazione continua” e le “politiche di active ageing” hanno ricadute anche in questo senso. Quando le si discute in convegni e sedi legislative o le si promuove in ambito sociale o aziendale, va tenuto presente che non servono solo alla qualità delle vite individuali. Sono necessarie per garantire la capacità delle organizzazioni di produrre soluzioni adeguate a realtà nuove e complesse.
Favorire e coltivare la formazione delle persone anche in età adulta va ben al di là del semplice aggiornamento di skills professionali: è una necessità strategica per combattere alla radice l’analfabetismo di ritorno. Perché senza persone in grado di capire ed elaborare la complessità, né l’Italia né i suoi corpi sociali ed economici andranno più da nessuna parte.
Mattia Rossi
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