Nascere e fare il compleanno nel giorno e nell’anno in cui è cambiato il mondo.
Tecnicamente i ragazzi nati l’ 11 settembre 2001, o durante lo stesso anno, nel 2021 hanno 20 anni e appartengono alla Zeta Generation (nati tra 1995 e 2010). Sono una generazione di bambini venuta al mondo con la parola ‘terrorismo’ a fare da spartiacque tra il mondo di prima e quello di dopo.
Nell’ultimo secolo il concetto di generazione ha aiutato a leggere e analizzare la realtà, anche se bisogna stare attenti perché è un tema scivoloso che troppo spesso viene utilizzato per stereotipare, tuttavia se ben applicato consente di pensare per categorie e quindi di osservare gruppi di persone con alcuni elementi in comune: ad esempio, mentre diventano grandi vivono gli stessi eventi storico-sociali e conoscono, senza necessariamente essere d’accordo, un sentire collettivo che li unisce.
- Founders o Generazione Perduta (<=1924, oggi over97enni): baionette, trincee, la grande guerra;
- Matures o Greatest Generation (1925-1945, oggi tra 76 e 96 anni): grande crisi 1929, Hitler, II guerra mondiale, bomba atomica;
- Baby Boomers (1946-1964, oggi tra 57 e 75 anni): uomo sulla Luna, TV a colori, la rinascita del pianeta con il Piano Marshall dopo la Seconda guerra mondiale;
- Generazione X (1965-1979, oggi 42-56enni): 1968, guerra fredda est/ovest, centrali nucleari, disoccupazione;
- Millennials o Y Gen (1980-1994, oggi 27-41enni): muro di Berlino, MTV, CD, Torri Gemelle;
- Generazione Z, o Zoomers (1995-2010, oggi 11-26enni): iPhone, 11 settembre, terrorismo islamico, prima grande recessione economica mondiale del secondo millennio nel 2008, fenomeni di emigrazione mondiale e climatica. I più giovani di loro, oggi hanno 10 anni, sanno anche molto bene cosa significa vivere una pandemia globale.
Questi ultimi, hanno come tratto distintivo, tra gli altri, quello di essere la prima generazione di bambini che ha una data esatta a separare il mondo tra un prima e un dopo.
In Italia
Probabilmente i più grandi di loro, nati tra il 1995 e il 2001, quel giorno in Italia, guardavano il programma televisivo sulla RAI “la Melevisione” con Tonio Cartonio (il protagonista fantastico, abitante in un bosco di cartapesta, lo guardavo anche io). All’improvviso la trasmissione è stata interrotta e su tutte le reti si vedeva la caduta di esseri umani in diretta dalle Torri Gemelle di New York.
Quei ragazzi oggi hanno tra i 20 e i 25 anni.
In Italia, l’ 11 settembre 2001, sono nati 529.156 bambini.
Cosa è normale
Hanno imparato presto, da bambini, che è normale togliersi le scarpe in aeroporto, sanno bene che non si possono portare liquidi in cabina o oggetti appuntiti, e che a scuola o nella metro uno zaino abbandonato è un rischio grosso.
Al-Quaida, talebani, fondamentalisti islamici, Daesh, burqa, hijab, Afghanistan, ‘Allahu-akbar’, un uomo vestito di nero in TV che sgozza un altro essere umano in diretta, attentati in discoteca, camion che falciano famiglie a passeggio in riva al mare, il pericolo di fumetti o vignette satiriche su Maometto, tutte parole, frasi e situazioni che giovani e bambini conoscono presto … insomma, il mondo non è un posto sicuro.
Per cosa combattere
Eppure: sono la stessa generazione di bambini che ha fatto dell’insicurezza globale un fenomeno di azione mondiale per salvare il pianeta, le ragazze di questa generazione, almeno nel mondo più industrializzato e dove possono studiare, sono consapevoli dei loro diritti e combattono per una inclusione lavorativa e professionale.
È a questa generazione che appartengono le donne afghane che proprio in questi giorni scendono in strada per difendere i diritti minimi acquisiti in nel primo ventennio del XXI sec., dall’ 11 settembre 2001: studiare, andare in giro da sole, fare sport, manifestare, partecipare alla vita politica ed economica del loro paese, scegliere la vita e le persone che vogliono.
Da una nostra ricerca “Building the new world” fatta al tempo del primo lockdown 2020, con un occhio al futuro, e con più di 200 interviste su questo gruppo di giovani, sono emerse sorprese e scoperte inattese agli occhi di chi è qualche generazione prima di loro, non è strano a dire il vero.
Hanno mostrato un livello di consapevolezza di sé sviluppato, si certo con ansie e paure appesantite da un’epoca unica come quella della pandemia globale, e anche dalla loro fase di vita caratterizzata da sogni e paure allo stesso tempo. Ma anche una chiarezza di obiettivi da raggiungere per il bene comune che sorprende, un interesse e una passione che, per chi è più grande di loro, spesso, si è trasformato in cinismo.
Le ragazze di questa generazione ‘non hanno paura’ (2) , i ragazzi non vedono il tema del lavoro femminile e della relativa retribuzione pari a quella maschile, come un problema, è normale.
Eppure nonostante la storia, i tempi difficili e complessi in cui viviamo, anche questa è una Generazione unica: hanno speranza e voglia di lottare per il loro futuro, sanno cosa fare e come vivere per migliorare questo mondo.
Tutti noi, possiamo e dobbiamo imparare ad ascoltarli e sostenerli, il loro futuro è il nostro presente.
Isabella Pierantoni
[1] https://www.generationmover.com/indagine-gm-building-the-new-world-i-risultati/
[2] https://www.corriere.it/sette/cultura-societa/generazione-z-ragazze-non-hanno-paura/
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