Navigando in giro per il web, abbiamo incontrato qualcuno che lavora ispirandosi ai temi generazionali, in un modo diverso dal nostro e molto interessante. Si tratta di una società americana formata da due soci appartenenti a generazioni diverse e che si è data il compito di favorire la nascita di altrettante imprese multigenerazionali.
Si chiama 4GenNow e i due soci sono Jim e Samantha Sugarman: un Boomer e una Millennial, padre e figlia. La loro attività: creare contatti tra potenziali finanziatori e start-up, a condizione che queste ultime siano costituite da persone di almeno due generazioni differenti.
Questo articolo racconta la loro storia e riferisce considerazioni che per noi di Generation Mover™ suonano decisamente famigliari. Ad esempio, laddove Jim Sugarman dice che il punto cruciale è “riuscire a immaginare il modo in cui una start-up può sfruttare e fare leva sulle competenze uniche di ciascuna generazione”.
Oppure la sottolineatura, fatta da Samantha, delle dinamiche relazionali e comunicative: una partnership può avere successo solo se c’è la precisa volontà dei soci di farla funzionare, e per questo mettere una cura particolare nella comunicazione è un fattore indispensabile. Lo è ancor di più nel caso di generazioni diverse.
E poi l’autrice dell’articolo, Kerry Hannon, richiama l’importanza del mentoring “a doppio senso di marcia”: del senior verso lo junior in relazione a certe competenze ed esperienze, ma altrettanto dei ragazzi nei confronti degli adulti sugli aspetti più legati alle innovazioni, tecnologiche e culturali. Altro argomento ben noto ai nostri lettori e a chiunque conosca il nostro lavoro.
Insomma, abbiamo l’ennesima conferma del fatto che questi temi sono ormai imprescindibili:
Conoscere e valorizzare i talenti specifici di ciascuna generazione. Costruire ponti tra le generazioni stesse perché lavorino insieme.
In tal modo si moltiplicano gli apprendimenti e la crescita delle organizzazioni, le quali diventano sempre più coese, innovative e competitive.
A questo punto, visto che si sta diffondendo la coscienza che l’incontro tra generazioni (se ben gestito) produce valore e ricchezza, sarebbe forse il caso di cominciare a pensare ad un sostegno strutturale. Così come negli anni recenti è fiorita una legislazione specifica a supporto delle aziende femminili e di quelle avviate da giovani, perché non pensare ad una iniziativa analoga a favore delle imprese inter-generazionali?
In uno scenario sempre più articolato e caleidoscopico come quello che di fatto ha già preso forma, incoraggiare ufficialmente l’incontro tra le generazioni al lavoro sarebbe una mossa lungimirante. Farebbe nascere un patrimonio prezioso di conoscenze, capacità e innovazione, creato dall’incontro delle diverse prospettive ed esperienze. E aiuterebbe a ridisegnare gli assetti sociali e lavorativi, integrando le persone di ogni età e genere in uno schema che superi quello della successione studio-lavoro-pensione, sempre meno adatto alla realtà effettiva.
Forse i tempi non sono ancora maturi per una accettazione diffusa di siffatta idea, ma lo potrebbero essere presto. Soprattutto se cominciamo a parlarne.
Mattia Rossi
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