La diversità delle generazioni: è davvero una questione di etichetta e stereotipo?

Generazioni: se un’etichetta vale un comportamento. Ogni tanto emergono notizie, articoli, libri di chi mette in discussione il concetto di ‘Generazione’ inteso come “etichetta inutile che rende tutti uguali mentre invece siamo tutti diversi.

Vorrei fare chiarezza, ancora una volta, su questo tema di cui mi occupo da 15 anni ormai, ininterrottamente, e su come lo utilizziamo in Generation Mover™ fornendo esempi semplici ma, spero, efficaci.

1 – Perché parlare di Generazioni come categoria sociale?  

La categorizzazione, in generale, è un processo veloce di semplificazione della realtà che viene utilizzato in modo automatico dal cervello umano per economizzare le nostre risorse. La categorizzazione sociale, applicata in ambito sociologico, è utile a fornire in breve tempo informazioni necessarie per la gestione dei nostri rapporti con gli altri. E’ funzionale alla classificazione delle persone e dei gruppi in modo molto ampio e generale al fine di cogliere caratteristiche comuni per poterle studiare e osservare.

  • Esempi di categorizzazione sociale in diversi ambiti e settori: ambientalisti, imprenditori, farmacisti, disoccupati, studenti, anziani ecc. …
  • Esempi di categorie sociali applicate all’analisi della popolazione: l’istruzione, l’occupazione, il sesso biologico, l’etnia, la religione, la nazionalità, l’identità di genere, l’età.

A queste suddivisioni vengono associati anche comportamenti, valori, atteggiamenti, orientamenti politici, sessuali, attributi ecc. … Categorizzare aiuta a comprendere meglio l’ambiente umano e la realtà sociale in cui viviamo. È in questo ambito che ci si muove, ad esempio, quando si parla di #Diversity.

Ad esempio:

  • “In Italia vivono gli italiani”. E’ una categorizzazione che aiuta a individuare una caratteristica comune a persone che vivono in una distinta zona geografica, con una particolare storia e cultura, ma da qui a semplificare troppo e magari pensare che tutti gli italiani sono fatti in un certo modo, etichettare appunto, e “fare di tutta l’erba un fascio”, ci vuole poco!
2 – Categorie sociali  vs. etichette e stereotipi

Passare dalla categorizzazione sociale alle etichette è facile. Tuttavia, è anche estremamente pericoloso e sbagliato perché può creare facili stereotipi e pregiudizi.

Oltre a semplificare le persone hanno bisogno di dare un significato ‘veloce’ alla realtà, in modo da muoversi con più agio e controllo, almeno all’inizio: il salto dalla categorizzazione sociale al processo di etichettare e stereotipare un gruppo o una persona è breve proprio perché alla categoria sociale attribuiamo elementi come: atteggiamenti, valori, preferenze riferiti a gruppi di persone che vengono attribuiti anche a singoli individui in modo da comprendere meglio i suoi comportamenti.

Esempi:

  • Se categorizziamo una persona come italiana, è possibile che in modo semplificato e poco consapevole possa essere percepito, in prima battuta, con lo stereotipo degli italiani, ossia: chiacchieroni, mammoni, amanti della buona cucina e del vino e non andranno d’accordo con i francesi;
  • oppure classificare una persona come persona di colore potrebbe innescare lo stereotipo che non sarà portato per i lavori intellettuali ma sarà dotata atleticamente e avrà un innato senso del ritmo.
  • Se parliamo di anziani o Baby Boomer lo stereotipo annesso è quello dell’analfabeta digitale o, almeno, incapace a livello tecnologico.

Tutte queste deduzioni sono generalizzazioni improprie e ingiustificate, sono stereotipi e supportano il mantenimento e la creazione di pregiudizi. Soprattutto non considerano la differenza tra una visione generale delle cose e una mirata e specifica di contesto, ambiente sociale, educativo, famigliare, collettivo, epocale, storico, tecnologico e molto altro.

3 – Si, le generazioni sono una categoria sociologica ma non sono un’etichetta

Per questi motivi il tema generazionale è una categoria sociologica che si riferisce a un gruppo di persone nate in un determinato periodo storico e che condividono esperienze simili a livello sociale, collettivo, culturale e tecnologico.

Le categorie generazionali possono essere definite in diversi modi, ad esempio in base all’anno di nascita, alla situazione socioeconomica, alle tendenze culturali e politiche, alle scoperte e implementazioni scientifiche e tecnologiche ecc. Ad esempio, si parla spesso di “baby boomer” per riferirsi alle persone nate tra il 1946 e il 1964, o di “millennials” per indicare le persone nate tra la metà degli anni ‘80 e fine anni ’90.[1]

L’analisi delle categorie generazionali può essere utile per comprendere le dinamiche sociali e culturali di una società, e per sviluppare processi organizzativi e di lavoro al passo con i tempi, oppure politiche pubbliche e programmi specifici che rispondano alle esigenze e alle sfide che le diverse generazioni devono affrontare oggi e domani.

#takeaway: In sintesi

 Parlare di generazioni significa:

  • capire come pensano i membri di uno stesso gruppo di persone nate e cresciute nello stesso periodo storico e sociale, con gli stessi strumenti educativi, tecnici e meccanici a disposizione.
  • Osservare e analizzare modelli di comportamento generali diffusi, i valori e le esperienze condivise dalle persone appartenenti a una generazione specifica, e di come questi fattori influenzino il loro modo di vivere, di lavorare e di vedere il mondo nel presente e immaginare il futuro.
  • Cogliere differenze per gruppi generazionali e utilizzarle individuandole negli stili di pensiero, nelle filosofie di vita, nell’idea del lavoro, nella definizione dell’identità di genere, politica ecc. …
  • Individuare affinità e passaggi di valori e idee grazie all’ampliamento delle singole visioni passando dal singolo al gruppo.
  • Costruire ponti e futuri migliori per tutti grazie alla collaborazione, sinergia e creazione di nuove opportunità generate dal mix intergenerazionale.

Isabella Pierantoni

 

[1] Vedi Timeline Generation Mover™


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