I membri della Generazione X, nati tra 1965 e 1979, anche detti ‘Generazione Sandwich’, o ‘In the Middle’, come alcuni partecipanti dell’azienda @Rossetto ad un Workshop Generation Mover™ li hanno rinominati di recente, oggi rappresentano la forza trainante del panorama lavorativo italiano e, soprattutto,
la generazione ponte tra mondo del lavoro del passato e quello del futuro.
Un passaggio difficile da portare avanti in un mondo che si stava significativamente trasformando dalla fine della seconda metà del secolo scorso, all’interno del quale le certezze sul lavoro di chi c’era prima di loro, come ad esempio la possibilità di avere un lavoro stabile e sicuro per tutta la vita e con buoni guadagni, non erano oramai più garantite per chi arrivava.
CHI SONO E COME SONO ENTRATI NEL MONDO DEL LAVORO
Nel 2024 hanno tra i 44 e i 59 anni, in Italia rappresentano la generazione più numerosa, sia come popolazione che nel mondo del lavoro, sono quasi 14 milioni di residenti, dei quali più di 8 lavorano. Hanno vissuto l’alba dell’era digitale scrivendo tesi e tesine sui primi pc assemblati, magari sui floppy-disk con WordStar o Word. Primi giovani utilizzatori dei devices informatici ma anche la prima generazione di lavoratori a sperimentare una vita professionale più lunga dei propri genitori, con una stabilità finanziaria inferiore.
Spinti da necessità contingenti, hanno imparato a muoversi come funamboli in cerca di equilibrio tra promesse lavorative ed economiche mancate, nascita di nuovi modelli professionali di riferimento in un mondo completamente cambiato. Oggi, i membri di questa generazione si trovano al culmine della loro carriera, spesso ricoprono ruoli chiave in aziende di ogni dimensione, sono i membri più presenti nelle C-Suite in cui si decide.
Il senso e significato del lavoro non è più stato lo stesso per loro.
A cominciare dagli scioperi sindacali, le crisi economiche degli anni ’70, il lavoro per i membri adulti di questa generazione non è più stato una leva di miglioramento e ascesa sociale: per questa generazione studiare e impegnarsi non è bastato per assicurarsi opportunità e miglioramenti nella qualità di vita, anzi. Hanno dovuto imparare presto a trovare alternative per mettersi in sicurezza, ma proprio per questo, sono maestri nel problem-solving e nella pianificazione.
Sono stati i primi ad aver ridimensionato l’idea del lavoro come elemento capace di realizzare e soddisfare necessità e aspettative delle persone, a loro questo non è successo, nonostante le promesse delle generazioni precedenti. Di conseguenza, il tempo da dedicare al lavoro e la fedeltà all’azienda non sono più valori fondanti dell’etica professionale, avviando così uno dei primi motivi di attrito nella convivenza intergenerazionale sul posto di lavoro.
PUNTI CHIAVE
Generalmente parlando, i cambiamenti che hanno portato nei comportamenti lavorativi, spesso si traducono in:
- un approccio professionale più libero, orientato alla soluzione di problemi nel quale l’autonomia gioca un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi;
- volontà di scelta e di negoziazione individuale di benefits e incentivi, spesso contingenti alla fase di vita personale o famigliare in cui si trovano;
- spiccato senso di autonomia e ricerca di sicurezza, per questo motivo pur rispettando il proprio capo o azienda non smettono di cercare alternative professionali, non è un caso che, anche in Italia, la maggioranza delle start-up oggi presenti sono state fondate da membri della X Gen.
Inoltre, è questa la generazione che oggi consente al welfare italiano, ma non solo, di stare in piedi: sono loro a curare sia la famiglia acquisita che quella di origine. Una significativa percentuale delle donne tra 45 e 60 anni, presa tra genitori Baby Boomer/Matures e figli millennials/ Z e Alpha Gen, oggi gestiscono un carico di responsabilità emotiva, fisica e finanziaria che nessun’altra generazione ha mai affrontato prima.
COSA DEVONO SAPERE MILLENNIALS, BOOMERS E Z GEN
L’alto livello di autonomia, la necessità di trovare alternative da parte della X Gen alle volte possono rendere difficile la relazione con i membri di questa generazione, soprattutto con i colleghi Millennials e ora anche Z Gen. La richiesta di mentorship, o di piani di carriera chiari nel tempo, precisi e dettagliati, magari anche rispettati, da parte dei più giovani Millennials o Z Gen, non sempre è facilmente compresa e apprezzata dai memebri della X Gen che si sono trovati a risolvere problemi nuovi, in solitudine e senza modelli di riferimento.
I Boomers devono ricordare che la produttività per gli Xers è: fare di più con meno e non fare tutto meglio, un messaggio ereditato e raccolto anche dai più giovani.
I membri della X Gen sono molto preparati in termini di etica del mercato ma meno disponibili a sacrificare tempo personale e vita famigliare per un’ etica del lavoro che a loro non ha lasciato nulla in eredità.
Il punto non è ‘lavorare duramente’ ma ‘lavorare più smart’ e ottenere il risultato in modo più efficiente così “tutti possono andare a casa!”
Questo significa che anche gli X Gen odiano la misura delle performance non collegata ai risultati, dal loro punto di vista può contare di più la performance rispetto all’attitudine, ossia non il tempo che ci metti ma il risultato che ottieni.
Insomma, se il mondo cambia un primo modo di cogliere i cambiamenti è osservare i cambiamenti nei comportamenti delle persone a livello generale, l’ascolto e l’osservazione generazionale è un parametro indispensabile da conoscere per i prossimi futuri in arrivo, e la Generazione X, in questo, è stata ed è fondamentale come sentinella evolutiva, prima rappresentante di un mondo in cui se i valori hanno senso si trasmettono da una generazione all’altra, indistintamente.
I. Pierantoni, luglio 2024
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One Comment on “Lavorare con la Gen X: funamboli tra due mondi, pionieri dell’equilibrio vita-lavoro.”
Mi ci rivedo ma solo nel contesto dell’etica di mercato sono purtroppo una che sacrifica anche il tempo personale ma non la vita familiare.