Potere alla fantasia: davanti a un pc siamo tutti uguali

Nella sua drammaticità il Covid 19 ci ha dato una grande lezione: niente sarà più come prima, dovremo imparare a vivere nel presente. Senza fare differenze di sesso, condizione familiare e, aggiungo, età.

Le cronache di questi giorni ci insegnano che usciremo da questa pandemia con l’urgenza di rivedere modelli di business, politiche sociali e organizzazione del lavoro.

Abbiamo sdoganato in un batter d’occhio smart working, skype call, webinar, conference call, collegamenti da remoto etc…

Le aziende hanno rispolverato e “messo in produzionepiattaforme tecnologiche (a volte già in-house ma non utilizzate al meglio) e velocizzato processi di trasformazione digitale.

Nelle scuole i docenti, più o meno giovani, non hanno potuto sottrarsi all’idea di preparare lezioni F.A.D. (formazione a distanza).

Si sperimentano in tempi eccezionalmente brevi dispositivi medici con stampanti 3D, salvando vite umane.

Dunque emergenza e tecnologia hanno reso tutti più confident e sicuri dimostrandoci che possiamo andare avanti comunque, in un modo virtuale, virale ma reale!

L’importante è essere connessi in modo efficace! Certo, in Italia paghiamo ancora problemi strutturali come ha ben spiegato Milena Gabanelli nel servizio “Coronavirus, smartworking obbligatorio per tutti ma ad 11 milioni di italiani manca la connessione.

Ma in molte realtà il test funziona!

Questa è una grande opportunità per iniziare sin d’ora a riprogrammare il mondo del lavoro, sia in entrata che in uscita.

“Uno studio della Bocconi appena pubblicato – cita sempre la Gabanelli – ha messo a confronto due gruppi di lavoratori uguali. Ne è risultato che i lavoratori in smartworking, su 9 mesi di sperimentazione, hanno fatto 6 giorni in meno di assenze, il rispetto delle scadenze è aumentato del 4,5% e l’efficienza del 5%.”

Per i 50enni e più si aprono nuove prospettive. Pensateci. Davanti ad un computer siamo tutti uguali.

E’ come se, eliminando la presenza fisica (ed i relativi costi) rimanessero solo i talenti, le competenze, l’efficacia. Fattori necessari ad affrontare un mondo che cambia a velocità impensabile mettendoci di fronte a sfide per le quali l’esperienza conta.

Quello che si chiede oggi è produrre un certo risultato in un dato tempo, con agilità. L’età non c’entra!

Naturalmente, il punto focale sarà la negoziazione a livello individuale, aziendale e nei contratti collettivi ma immaginiamo piani di permanenza/pre-pensionamenti più flessibili, contratti part-time, gruppi di talento, team di esperti.

Nel discorso di Bill Gates del 2015 che sta facendo il giro del web, non mi ha stupito tanto la sua visione profetica (che immagino essere risultato di un’attenta analisi di dati e fattori osservati) ma il concetto di “futuro”.

In soli 5 anni si è avverato quanto predetto.

Il futuro è già il presente! E ora… potere alla fantasia.

Lucia Lamonarca

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