Se avete figli di età compresa tra i 3 e i 12 anni sapete bene che i loro idoli, oggi, non sono più i protagonisti di qualche nuovo cartone animato, di uno sport qualsiasi – dal più blasonato al più sconosciuto – o un personaggio di fumetti o manga ma gli Youtuber o Kid-influencer: bambini o ragazzini che si filmano o vengono filmati, spesso dai genitori, mentre fanno le cose più disparate.
Dai più famosi gamer – apprezzati dai più grandicelli, e non solo, appassionati di videogiochi – ai più piccoli che invece fanno quello che piace fare un po’ a tutti i bambini: giocare. O, meglio ancora, scartare i giochi e giocarci. Tant’è che l'”unboxing” – l’apertura di pacchi, scatole in diretta – è diventato un genere specifico che riguarda i video caricati su YouTube, per grandi e piccoli. l’unboxing è oramai una parte fondamentale delle video-playlist di molti, e per il marketing.
La lezione pare averla imparata bene, anzi benissimo anche Ryan Kaji, 10 anni nel 2021, il più famoso kid-influencer under 18 che lo scorso anno ha guadagnato 30 milioni di dollari, più o meno, scartando giocattoli su YouTube. Ha 28 milioni di follower, è texano, con una mamma vietnamita e un papà giapponese ed è ormai anche un brand: online si può acquistare di tutto con il suo nome (vestiti, giocattoli, oggetti di ogni tipo e c’è anche un bambolotto bestseller che gli somiglia).
Se non avete figli in età “a rischio” so già che starete facendo “no” con la testa e avrete quello sguardo che un po’ dice “impossibile!“, se invece siete nel tunnel degli infiniti video di unboxing, vi conviene sedervi e respirare, perchè se Ryan non è riuscito a conquistare il cuore della vostra prole attraverso YouTube, potrebbe farlo attraverso l’app di Cartoonito, dove ha un suo show: «Ryan e l’Ospite Misterioso». Per ora Ryan sembra non aver compreso la portata economica del suo gioco–lavoro, infatti si dichiara “un bambino che si diverte” ed effettivamente, se lo guardate, trasmette proprio questo: divertimento, stupore, allegria. Il suo canale è nato – come la maggior parte dei primi canali su YouTube – nel 2015, per mostrare ai nonni un pezzo della sua vita (lo scarto di un regalo) che per via della distanza geografica gli era preclusa. Sempre a suo dire, o dei genitori chissà, ha una vita molto simile a quella degli altri bambini: va a scuola, studia, fa sport, sta con la sua famiglia e l’accesso ai social è limitato nel tempo. Ama guardare i video di unboxing e quelli dove altri bambini o ragazzini giocano ai videogiochi (anche questo filone è estremamente redditizio e popolare).
Nella classifica Forbes 2020 sugli youtuber più pagati in assoluto, il primo e il settimo posto sono di star sotto i dieci anni.
Se sul gradino più alto c’è Kaji, appena dopo c’è Anastasia Radzinskaya, 8 anni e 18 milioni di dollari guadagnati nel 2019, attraverso il canale aperto dai suoi genitori, inizialmente per mostrare i progressi sanitari fatti dalla bambina, affetta alla nascita da una paralisi cerebrale, anche i fratelli Calvin & Kaison, 9 e 6 anni, non scherzano. Due giovanissimi youtuber australiani con un loro canale CKN Toys, scartano giocattoli in diretta, sono approdati di recente sulla piattaforma Nickleodeon. Oggi hanno un magazine e oltre 17 milioni di iscritti che gli valgono circa 7 milioni di dollari l’anno.
E in Italia? La bimba protagonista del canale Ameli TVIT ha quasi 4 milioni di iscritti, quella di Silvia & Kids supera il milione mentre Leo Toys si ferma alla metà, ma è diventato un nome di culto tra i più piccoli quando si parla di dinosauri di gomma. Dietro di loro ci sono sempre i genitori, ovviamente. Sia nella gestione del patrimonio che del tempo che queste piccole star dedicano alla creazione dei loro contenuti.
Il futuro del senso del lavoro.
E’ inevitabile non innescare una riflessione su questo nuovo universo professionale che anticipa il futuro del lavoro e il suo senso, perchè di questo stiamo parlando.
Quando a questi bambini viene chiesto cosa pensano di questa attività la risposta comune è: “questo è un gioco molto divertente, mi piace farlo“. La nostra Costituzione, art. 32 , dice: “il lavoro minorile è vietato. L’età minima per l’ammissione al lavoro non può essere inferiore all’età in cui termina la scuola dell’obbligo, fatte salve le norme più favorevoli ai giovani ed eccettuate deroghe limitate”.
Perciò, dove resta la linea sottile che divide il divertimento dal lavoro? Esiste una tutela legale e regolamentata del futuro di questi ragazzi? E se dovessero decidere di non volere continuare fino alla maggiore età con questa attività? E’ probabile che qualche giurisprudenza esista, ma casi di giovani influencer che al compimento della maggiore età hanno denunciato i genitori cominciano ad esserci.
Tuttavia c’è anche un’altra riflessione, forse più intrigante e complessa, che riguarda questo nuovo mestiere nato grazie alle nuove tecnologie e accessibile a chiunque abbia una telecamera o un telefonino:
Se da piccolo imparo che lavorare è gioco, divertimento e guadagno che idea di lavoro mi farò? Come desidererò guadagnare da grande? Con chi vorrò lavorare? Dove? Come?
I più grandi della Alpha Generation, oggi hanno 10 anni, entreranno nel mondo del lavoro nel 2030. Come ci prepariamo?
Francesca Praga, Isabella Pierantoni
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