C’era una volta, in un tempo lontano, un anziano e saggio uomo di nome Mentore: a costui era stato affidato il compito di prendersi cura di Telemaco, affinché da ragazzo si facesse uomo. Doveva trasmettergli la saggezza e la conoscenza che si era guadagnate durante la sua lunga vita, e che Telemaco non poteva avere.
Così va il mondo. O meglio: così andava ai tempi di Omero, e ancora e ancora fino a una ventina di anni fa.
Oggi non più: nel nostro secolo, le innovazioni tecnologiche e sociali sono così veloci e profonde che anche Telemaco ha qualcosa da insegnare a Mentore.
Sarebbe un’opportunità, ma …
… la nostra esperienza nelle aziende dice che di solito è più un problema: ci sono le differenze di approccio e di linguaggio tra le generazioni, c’è la ritrosia dei senior a farsi insegnare dai “ragazzini”, c’è la resistenza al cambiamento, la difficoltà a chiedere e a sperimentare delle generazioni più adulte, per le quali perfino a scuola era un tabù alzare la mano (ricordate il detto: perchè chiedere? Se non dice nulla va tutto bene …).
E’ su questi nodi che siamo soliti intervenire, per liberare il fortissimo potenziale di valore che si nasconde in queste relazioni. Come ci racconta Francesca Devescovi, in modo chiaro e ben strutturato, in questo articolo dal Sole 24 Ore.
Buona lettura:
Mattia Rossi
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