Nel XXI sec. il futuro del lavoro è multiplanetario

Abbiamo capito che il nostro pianeta è uno spazio finito, un ecosistema che si sostiene grazie alla circolarità e alla rigenerazione. Stiamo tentando di piegare i principi economici, basati sull’idea di una crescita lineare, ai principi della “ESG-Economia”: un nuovo paradigma di sviluppo economico solidale, auspicato anche da Papa Francesco, perché “nessuno si salva da solo”. Eppure, facciamo fatica, come umanità, ad accettare che ci sia un limite e che, ancora una volta, sarà la tecnologia, alle soglie della quinta rivoluzione industriale, a superarlo.

Il sogno di Elon Musk di rendere l’umanità una specie multiplanetaria (vedi R. Paura), è ancora oggi un sogno avveniristico, ma non è così per il lavoro, e per gli stessi knowledge workers del XXI sec., che invece affrontano ogni giorno la sfida ‘multiplanetaria’. Grazie allo sviluppo dell’ICT prima (Information and Communication Technologies) e del 5G dopo, abbiamo un nuovo pianeta in cui fare affari: è il digital twin del mondo.

Un pianeta nuovo con le sue comunità, i suoi business model, i suoi mestieri, i suoi lavoratori, le sue insidie e il suo nuovo concetto di tempo: si, perché il tempo, in questo nuovo pianeta, non scorre più solo dal passato verso il futuro, ma anche dal futuro verso il presente grazie all’intelligenza artificiale e alla capacità, che questa nuova tecnologia ci conferisce, di trovare correlazioni nei dati per esplorare quello che non è ancora accaduto; la chiamano predictive analytics, ed è un’area di competenza imprescindibile per fare affari nel XXI secolo.

Il prossimo futuro

Sono molte le sfide che dovremo affrontare nei prossimi decenni:

  • un mondo industrializzato più longevo, che deve confrontarsi con la crisi climatica e con lo shift del polo economico verso i paesi emergenti;
  • l ‘Europa che sta cercando di ri-costruire un nuovo ruolo di leadership
  • l’Italia, uno dei paesi più vecchi al mondo, che deve uscire da una stagnazione lunga decenni, e deve affrontare la sua trasformazione digitale partendo dal quartultimo posto del DESI (Digital Economy and Society Index).
  • Scompariranno mestieri e competenze e se ne creeranno di nuove., del resto altre rivoluzioni industriali ci hanno insegnato che possiamo sopravvivere e trarre vantaggio da queste evoluzioni.

Il problema sarà la rapidità con cui dovremo affrontare la transizione di ampie fasce di lavoratori verso nuove competenze e i trade-off che sceglieremo di fare per realizzare una transizione socialmente sostenibile. Le normative, i processi, persino il confine tra giusto e sbagliato andranno tutti ridefiniti.

Cinque generazioni già oggi lavorano insieme. Sarà difficile e complicato mantenere ruoli, gerarchie, sistemi premianti e di carriera pensati per l’industria della produzione di massa del novecento: avremo tutti esigenze diverse, la standardizzazione dei contratti collettivi potrebbe non essere più percepita come un valore.

I processi di produzione e i servizi che si svilupperanno in questa dimensione multiplanetaria, fatta di mondo fisico e mondo digitale, ci obbligheranno a nuove alleanze tra aziende secondo una logica di co-design, di nuova visione geopolitica fondata su normative riviste e allineate ai nuovi rischi e  opportunità.

Secondo il WEF il mondo del lavoro nel XXI secolo sarà plasmato da un sistema di forze in grado di trasformare profondamente aziende e società civile: Task disruption; Skills of the future; New business models; Distributed workforces; Changing demographics; New societal expectations.

L’impiegabilità in Italia, nel ventunesimo secolo, potrebbe diventare un esercizio di “extreme teaming”  che abbatte i silos, in modo strutturale, sia all’interno delle aziende che tra di esse. La tecnologia sta lavorando per rendere lo spazio digitale uno spazio antropomorfo.

Ma come ci si prepara, in azienda, ad una rivoluzione di questa portata?

Tre strategie e tante possibili aree di intervento che mirino a:

  • sviluppare consapevolezza sulla reale impiegabilità delle persone, rendendole responsabili rispetto all’urgenza del re-skilling (assessment delle prestazioni, confronto con il mercato, piani di formazione personalizzata, etc)
  • introdurre strumenti aziendali di misurazione delle performance, che premino l’autonomia e i risultati dei team (OKR)
  • incoraggiare diversità e inclusione come asset sia culturale che di resilienza del business
  • sostenere la capacità di vista sistemica, attraverso l’adozione di pratiche di strategic foresight
  • promuovere ingaggi flessibili, attraverso la contrattazione aziendale

Anche in questo caso, la generazione conta: longaevus, la vita che cambia la vita!

Nel mondo industrializzato del XXI secolo saremo anagraficamente più vecchi ma biologicamente più giovani e questo promette di cambiare moltissime cose nel modo in cui concepiremo le fasi della nostra vita: la Silver Economy diventerà un megatrend in cui si annideranno anche cambiamenti sociali e tecnologici, perché, quando la vita che hai davanti ne contiene almeno due, potrebbero riconfigurarsi moltissime cose!

Intanto, pensando all’Italia del 2040, prendiamo atto che vivremo di più, lavoreremo più a lungo e a questa condizione si accompagneranno una sfida e un’opportunità:

  1. la sfida di mantenersi impiegabili,
  2. l’opportunità di poter ricominciare più volte.

 

Gabriella D’Elia, Senior ICT Manager 

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