Calo demografico: le conseguenze sono già qui

Forza lavoro invecchiata, aumento dei pensionati e un calo demografico che non rientrerà nel prossimo ventennio, anzi. Questi i punti di partenza da conoscere per cominciare a cercare e applicare soluzioni e opportunità serie, condivise e possibili.

In 39 province italiane la quota dei pensionati è già superiore al numero dei lavoratori occupati. E questa situazione non riguarda solo il Sud Italia, anzi.

Come si vede dal grafico – elaborato su base dati INPS(*) – sono diverse le città-provincia su tutta la penisola in cui i pensionati superano gli occupati. Anche in regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte – le cui città non sono ‘ancora‘ in questa lista -, il numero degli occupati non supera di molto i pensionati, a parte la provincia di Bolzano con 162 lavoratori ogni 100 pensionati.

La matematica non è un’opinione: 16 milioni di pensionati e 22,3 milioni di lavoratori. Le conseguenze sono visibili oggi e lo saranno di più nei prossimi anni.

L’Italia è uno dei 3 paesi più vecchi del pianeta, dopo Giappone e Germania, in Europa è il più anziano e problematico, ma al contrario di questi paesi, che già da almeno un ventennio gestiscono il problema ottenendo risultati – ad esempio la Germania lo scorso anno per la prima volta dopo anni ha avuto un incremento di 6.000 bambini nuovi nati –  non ha ancora attuato politiche serie e concrete per affrontare questa crisi iniziata dalla fine del secolo scorso, crisi della quale si sapeva già dalla fine degli anni ’60! 

Il problema demografico non si risolve con proposte lampo di stile elettorale, va indagato, conosciuto e risolto con la messa in campo di provvedimenti di sistema di lungo periodo, costruendo le basi per immaginare un futuro desiderabile per tutta la popolazione, ricco di opportunità e miglioramenti per persone di tutte le età.

Un futuro rispettoso delle persone, diversity-oriented e al passo con i cambiamenti culturali e sociali.

Se i figli non rientrano nel progetto di vita, il problema non è dei giovani e tanto meno delle donne

Non servono facili proclami di aiuto e sostegno alla maternità, o di supporti economici una tantum alle famiglie perchè, anche nei paesi in cui questi provvedimenti sono stati attuati, i risultati non si sono visti.

Diventare genitori è una scelta di campo personale e sociale che si fonda su principi ben diversi da quelli utilizzati come alibi politici: riguarda la possibilità di ‘vedere’ un futuro per sè stessi, ricco di opportunità da cogliere, di agire scelte e comportamenti supportati dalla società in cui si vive, una società attrezzata per sostenere l’ascesa sociale delle generazioni più giovani che possono intravvedere alternative di valore e degne di senso per cui combattere e, insieme, il raggiungimento di traguardi individuali, collettivi, professionali ed economici necessari ad evolvere come persone e come collettività.

In Italia, i giovani di oggi ‘vedono’ un futuro in cui studiare, impegnarsi, performare, eccellere garantisce solo una precarietà strutturata e pervasiva. (**)

Le generazioni precedenti hanno potuto scegliere di darsi da fare con lo studio e l’impegno, alla fine c’era la possibilità di avere successo, di trovare un lavoro che poteva avere diversi step dalla gavetta, alla crescita e alla carriera, un percorso possibile e concreto. Oggi, quando va bene, per i giovani italiani c’è un assegno di ricerca all’università di poco più di mille euro netti per massimo 3 anni. Oppure voucher e contratti di lavoro a tempo determinato rinnovabili e nemmeno in tutti i settori.

Se hai meno di 30 anni, per chiedere un mutuo, anche quando hai un lavoro fisso o un contratto indeterminato, serve la garanzia di un genitore.

In Italia mancano i giovani, non ce ne sono abbastanza da più di un decennio, l’impatto è già oggi visibile nella chiusura di alcune scuole materne e primarie a Milano come a Treviso, e non solo. Nei prossimi 5 anni anche i licei, e poi le università cominceranno a fare i conti con la mancanza di studenti. 

Le conseguenze a livello lavorativo sono già visibili: la forza lavoro italiana è sempre più ‘anziana’ e mancano i lavoratori giovani. In Veneto lo sanno già visto che hanno aperto i corridoi per fare arrivare manodopera dall’estero.

La sfida è decisamente importante e seria, anche le soluzioni, che ci sono, devono esserlo.

Le soluzioni ‘facili’ in sintesi

Per risolvere il problema cominciano a farsi avanti proposte particolari, ma spesso senza fondamento:

  • qualcuno propone di aumentare il numero di immigrati, peccato che le ricerche e i dati concreti evidenziano come nemmeno chi fugge da situazioni disperate e tragiche vuole restare in Italia.
  • C’è chi ancora è contro lo Ius Soli, ossia il riconoscimento della cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri cresciuti in Italia, magari non sa che sono solo 280 mila e non certo il milione di cui si è parlato, tra l’altro visto il 23% di NEET presenti in Italia abbiamo ben altro a cui pensare.
  • Oppure avanzano proposte per eliminare la pillola anticoncezionale gratuita o quella del giorno dopo;
  • E ancora: incentivare più nascite con sgravi fiscali, peccato che il numero di donne in età feconda sia ridotto proprio a causa dell’invecchiamento della popolazione, e poi, non è detto che le giovani donne italiane siano interessate a diventare madri in generale e per di più velocemente.

Se vuoi saperne di più ho affrontato questo tema, con alcune ipotesi di soluzione, nel Rapporto Italia 2032, appena uscito e che trovi qui. Primo di una serie di 4 approfondimenti sui megatrend e le tendenze che modellano il futuro dell’Italia pubblicato da IIF – Italian Institute for the Future.

ip

 

(*) https://www.corriere.it/economia/pensioni/23_maggio_07/piu-pensionati-che-lavoratori-attivi-39-province-sfondata-soglia-parita-35f4a6e2-ec9d-11ed-ba41-36c5c16312cc.shtml

(**) Vedi anche i recenti provvedimenti che mettono a sistema questa incertezza, come il ritorno dei voucher sul lavoro, contratti a tempo determinato con motivazioni più ampie, politiche attive del lavoro inesistenti o inefficaci ecc. .

 


Seguici su:

     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *