Perchè non sono d'accordo con Simon Siniek sui millennials

Come confondere una generazione con una fase di crescita. A parte un elenco di stereotipi e luoghi comuni su uso della tecnologia e buona educazione, sui quali è difficile non essere d’accordo,  non posso proprio dire di pensarla come S. Siniek a proposito dei millennials. Affermo subito che lo seguo da molto ed è sicuramente fonte di stimolo e innovazione, del resto anche con questo articolo lo confermo, in un modo o nell’altro.

I millennials, per chiarezza, sono coloro che sono nati nel periodo 1980-1994 e, nel 2018, hanno tra 38 e 24 anni. Oggi, i più grandi di loro presentano caratteristiche più vicine alla X Generation nei comportamenti e nella gestione delle relazioni e questo genera confusione, soprattutto nelle aziende in cui si aspettano grande competenza tecnologica, velocità, autonomia e invece si trovano con persone da gestire in modo classico.  Anche alcuni clichè citati da Siniek, sono ascrivibili ai millennials più giovani vicini alla Z Gen.

Nel filmato le argomentazioni espresse nei primi 3 minuti – stile genitoriale e educativo – e quelle relative alle tecnologie, lavoro e ambiente successive fino al 16 minuto (il resto è promozione) sono, dal mio punto di vista, piuttosto confuse in termini generazionali e riferibili a chiunque – in termini di età – in fase adolescenziale e di crescita. Ho il dubbio, visto lo spessore del personaggio, che sia un tentativo di marketing ma comunque offre l’occasione per riflettere, quindi grazie a S. Siniek.

Avere fretta di raggiungere i propri obiettivi, cercare gratificazione istantanea e veloce, voler lasciare un segno del proprio operato e del proprio pensiero, fare fatica ad avviare e curare le relazioni, fidarsi … sono tutti elementi che, fortemente, caratterizzano la fase di passaggio dall’adolescenza all’età adulta e oltre. Ci sono adulti che ancora non hanno capito se e come fare.

Inoltre, non credo affatto che i millennials siano sfortunati come viene spesso affermato in questa intervista. Anzi. Sono convinta proprio del contrario. Ad esempio è una sfortuna crescere in un’epoca in cui:

  • la vita media si allunga?
  • c’è libero accesso alle informazioni?
  • si può viaggiare a basso costo?
  • si possono scegliere passioni e ambizioni da realizzare perchè sai che esistono?
  • puoi contattare chi vuoi, in qualsiasi momento e ovunque senza restrizioni di classe, ruolo?
  • puoi creare le opportunità che ti servono?
  • prendere un titolo o una certificazione on line?
  • se non ti piace il lavoro puoi cercarne un altro comodamente seduto davanti a un pc?
  • se hai un’idea puoi verificare velocemente se ne vale la pena contattando migliaia di persone con un click?
  • puoi verificare quello che ti dicono attraverso motori di ricerca?

La criticità per le affermazioni sopra, dal mio punto di vista, non è essere millennial ma saper gestire e fare nel modo giusto e al momento giusto nel giusto contesto sociale, professionale e relazionale.

Che poi i millennials non siano ancora abbastanza allenati è  questione di crescita ed esperienza non di generazione.

Certamente sono meno allenati sulle social skills e in questo le tecnologie digitali, lo smartphone giocano un ruolo pesante ma la mia riflessione gira su un altro aspetto: questa è la prima generazione ad avere a portata di mano il mondo attraverso uno strumento.

A chi è capitato prima? I loro genitori – peraltro spesso Boomers  o X Generation – come si sono preparati a gestire il ruolo educativo con uno strumento che facilita la disintermediazione relazionale?

La domanda secondo me è: Chi ci prepara – tutte le generazioni intendo – come genitori, figli, lavoratori a gestire i cambiamenti relazionali con l’utilizzo di strumenti mai nemmeno immaginati e diffusi prima?

La resilienza, il saper gestire se stessi per non cadere nelle dipendenze – che siano da alcol, droga o tecnologiche – non è questione generazionale, anzi. Certamente, mettere lo smartphone in carica lontano dal letto è utile – soprattutto per le onde elettromagnetiche a mio parere – oppure stare in mezzo alla gente o in riunione senza guardare il telefonino ecc. può far venire idee stimolare riflessioni ma nessuno mai prima di questo gruppo generazionale ha mai avuto strumenti tanto potenti e veloci a disposizione.

No. Proprio non penso che sia una questione solo da millennial.

 

Isabella Pierantoni


SAVE THE DATE: 14 Maggio 2019 SOLO UN FUTURO NON BASTA

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