Parlare di futuro non è facile e, sopratutto, chi parla di futuro non sempre è compreso ma non dobbiamo dimenticarci che per prendere una decisione oggi, dobbiamo prima guardare avanti e immaginare un futuro possibile per le generazioni che verranno e che subiranno le nostre scelte.
I Millennials più giovani e la Z Generation si stanno dimostrando fortemente interessati al futuro, attenti e partecipi alle geopolitica mondiale e alle conseguenze locali che determinate azioni fatte oggi potranno avere sul loro domani e su quello delle generazioni che verranno soprattutto perché ci sono degli eventi, ormai immodificabili, in corso da ieri, che proseguono oggi e che andranno avanti comunque: vengono definiti Megatrend.
Fino a qualche tempo fa, non avevo mai sentito questa parola, che di certo non appartiene al linguaggio comune ma, una volta compreso il significato – grazie alla chiara e approfondita spiegazione del prof. Antonio Furlanetto – credo che sia indispensabile parlarne il più possibile.
Cosa sono i Megatrend?
Come già detto, i Megatrend sono un “complesso di cambiamenti attivi da molto tempo e che promette di durare ancora a lungo, attestati da numerosi e solidi indizi sia di carattere qualitativo che quantitativo” *.
La possibilità di cambiare un Megatrend è nulla o quasi nulla; riconoscere tempestivamente il cambiamento consente di “adattarsi”, attraverso strategie specifiche di adattamento e resilienza. Tra quelli in corso, sotto una selezione.
5 Megatrend:
- cambiamento demografico;
- cambiamento dei centri di potere economico;
- rapida urbanizzazione;
- cambiamento del clima;
- Artificial Intelligence.
Per quanto riguarda il cambiamento demografico, ad esempio, le stime attuali ci dicono che la popolazione sta aumentando in modo costante da decenni e che questo fenomeno è destinato a continuare anche nel futuro.
Quali sono le ripercussioni di questo fenomeno? L’equazione è semplice: più persone -> più cibo -> più energia.
Già, ma come possiamo produrre più energia? Cosa comporta produrre più energia?
Queste sono le domande a cui, chi si occupa di futuri, deve trovare risposta. Senza dimenticare che, da sempre, l’energia è stata al centro delle scelte e strategie dei potenti per cui, come si può facilmente immaginare, i megatrend si intersecano spesso tra di loro.
Per quanto riguarda l’urbanizzazione, invece, si stima che nel 2100 le città aumenteranno la loro dimensione ma anche le zone rurali e montane, che per anni sono state abbandonate, torneranno ad essere abitate, soprattutto da persone ad alta specializzazione che possono lavorare attraverso lo smart working e l’utilizzo delle tecnologie moderne: man mano che le tecnologie cambiano, cambia il modo di lavorare e cambiano i mestieri..
Alcuni lavori restano, altri spariscono, sostituiti dalle macchine: questo non vuol dire che ci sarà meno lavoro ma che ci saranno forme di lavoro diverso, fatto in modo diverso, il più possibile personalizzato.
L’intelligenza artificiale, che tanto spaventa ma che affianca sempre più l’uomo nel suo lavoro, non è destinata a replicare il cervello umano, ma a potenziarne alcuni aspetti.
Deve cambiare il paradigma con cui vediamo le cose: la tecnologia può essere di aiuto, facilitarci la vita, aiutarci a vivere meglio.
All’inizio ho parlato di aumento demografico: come ha chiarito il Prof. Furlanetto, questo non è legato al numero di nuovi nati ma, sopratutto, all’invecchiamento della popolazione, che non vuol dire solo trovarsi davanti ad una maggioranza di persone anziane rispetto ai giovani ma anche che si rende sempre più importante e urgente gestire la transizione tra generazioni, cominciando da scuola e mondo del lavoro.
Quali saranno i lavori del futuro? Come devono cambiare la scuola e la formazione ? Quali sono i profili lavorativi che spariranno? E quelli che nasceranno? Queste sono solo alcune delle domande che, ancora una volta, i futuristi, si fanno.
Qualsiasi tipo di ipotesi non può non tenere conto anche dei cambiamenti climatici, che possono avere conseguenze devastanti in bene e in male e non riguardano solo il clima in sé, ma anche la geopolitica.
Non tutti i futuri immaginati accadranno, ma se dovessero verificarsi, come mi attrezzo? Cosa faccio se succede? Ho delle risorse a disposizione? Delle strategie da mettere in atto?
Queste domande se le pongono le nuove generazioni (giovani Millennials e Z Gen – tra i 10 e i 30 anni – in Italia sono quasi 13 milioni) quelle che nel futuro ci vivranno davvero, già oggi ne sono profondamente consapevoli.
Per evitare di farsi trovare impreparati, occorre prepararsi per tempo. Tutti.
Francesca Praga
*A. Furlanetto, Skopia srl
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