La Generazione Z è quella, si sa, dei nativi digitali. Un’espressione ben nota e molto usata che sta prendendo rapidamente forma nel mondo in cui viviamo tutti i giorni. Un mondo che ormai ha incominciato ad incorporare la dimensione digitale senza soluzione di continuità, e lo farà sempre di più. Fino al metaverso, a quanto pare.
Ciò è vero per tutti, ma per i Z Gen soprattutto: loro già vivono on line, più di quanto possa apparire a prima vista.
Dal divertimento al lavoro, per questi ragazzi la dimensione digitale è una cosa ovvia. Anche per il lavoro, sì: sebbene giovanissimi, si stanno già distinguendo per una propensione all’imprenditorialità degna di nota. Ne abbiamo parlato già più volte nel nostro blog, negli ultimi anni, raccontando storie provenienti da tutto il mondo.
Come osserva l’articolo linkato, oggi per molti è difficile trovare un’occupazione stabile, ma per tutti non mancano opportunità di guadagno. Qui ci sono i semi di una rivoluzione culturale potenzialmente molto profonda, che non possiamo esaminare qui ma è meritevole di attenzione.
Gaming, social network, e perfino coding: l’ambiente online e gli strumenti digitali non hanno segreti per i Z Gen, sia quando si tratta di monetizzare le attività condivise, sia quando si tratta di dare libero sfogo alla creatività.
Questi ragazzi sono “sempre sul pezzo”, pronti ad appropriarsi di ogni novità. E se la novità del momento sono gli NFT (Non-Fungible Tokens), non può mancare un rappresentante della generazione Z tra i protagonisti di questa nuova frontiera. Benyamin Ahmed ha 12 anni ed è l’autore di una collezione di 3.350 immagini di “Weird Whales” (“strane balene”) che, vendute in poche ore, gli hanno fatto incassare una somma ragguardevole in criptovaluta.
Certamente c’è stato l’accompagnamento dell’ambiente particolare in cui Benyamin è cresciuto, ma resta il fatto che si tratta di un “indizio di futuro” paradigmatico:
la creazione di valore totalmente digitale, dalla nascita dell’opera alla tutela della sua unicità fino alla transazione economica.
È una dimensione ancora incomprensibile per moltissime persone, ma nella quale la generazione più giovane si muove e agisce con nativa naturalezza. E se Credit Suisse, pensando agli investimenti tradizionali, prevede per gli Z rendimenti annui al 2%, cioè inferiori al 5% goduti dai Millennials, Bank of America avverte che comunque questa generazione raggiungerà la ricchezza di quella precedente intorno al 2030.
E avverte anche che presto sarà questa generazione a costringere il resto del mondo ad adeguarsi ai suoi interessi e ai suoi comportamenti.
Tra l’altro, gli Z più ricchi – specie in Cina – hanno già cominciato a spendere in una misura tale da attirare l’attenzione dei brand del lusso.
Tutto ciò non impedisce comunque agli Z, dice ancora Bank of America, di operare avendo in mente la sostenibilità e usando il rapporto qualità/prezzo come principale fattore d’acquisto (senza la corsa cieca al ribasso a tutti i costi).
Questa ricchezza viaggerà soprattutto online, gestita attraverso i dispositivi mobili tra e-commerce, home banking e servizi finanziari. E, appunto, criptovalute: già oggi BitPanda dichiara che il 25% dei suoi utenti appartiene alla generazione Z. Saranno controverse e volatili quanto volete, le criptovalute, ma a quanto pare sono qui per restare ed è saggio farci i conti. Cosa che infatti stanno già facendo anche moltissime istituzioni finanziarie e politiche.
Dunque, l’osservazione attenta dei comportamenti della generazione più giovane rivela moltissime informazioni significative. Sono loro, i nativi digitali, a cui guardare per capire realmente che cosa significa “digitalizzazione”. Da un lato noi adulti ci potremmo sentire particolarmente “vecchi”. Dall’altro, però, e soprattutto, possiamo raccogliere indizi di futuro della massima importanza: non li si può ignorare, non è saggio esimersi dal costruirci sopra un po’ di scenari possibili.
Mattia Rossi
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