Se gli adulti sono i nuovi analfabeti

Analfabeti funzionali, ossia quelli che pur sapendo leggere e scrivere non ne capiscono il senso: il 35% degli adulti italiani. in maggioranza X Generation e Baby Boomer.

È un tema che seguiamo da anni: ne avevamo già parlato in un articolo del 2018, e da allora le cose sono solo peggiorate, visti gli esiti dell’ultima rilevazione OCSE.

C’è una stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del Paese, un tema che altri stati come la Francia hanno affrontato già dieci anni fa invertendone la tendenza. E noi? Eppure lo sappiamo da anni.

Le persone italiane di 55-65 anni mostrano i valori di competenza più bassi rispetto ai giovani di 16-24 anni, e le donne anche di più rispetto agli uomini nella capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche.

Secondo l’ultima indagine PIAAC dell’OCSE, pubblicata il 10 dicembre 2024, il 35% degli adulti italiani è classificato come analfabeta funzionale, rispetto a una media OCSE del 26%.

Siamo in fondo alla classifica da oltre 10 anni!

In sintesi e per capirci significa che, nel caso della comprensione di testi scritti:

  • il 35% degli adulti italiani riesce a comprendere solo testi brevi ed elenchi organizzati quando le informazioni sono chiaramente indicate.
  • Solo il 5% degli adulti italiani ha raggiunto i livelli più elevati (livelli 4-5), rispetto al 12% della media OCSE, dimostrando la capacità di comprendere e valutare testi complessi su più pagine.

Nelle competenze matematiche (“numeracy”),

  • il 35% degli adulti italiani ha ottenuto punteggi pari o inferiori al livello 1, ossia bassissimi, rispetto a una media OCSE del 25%. Significa che possono fare calcoli di base e trovare singole informazioni in tabelle o grafici, ma incontrano difficoltà con compiti che richiedono più passaggi, come risolvere una proporzione.
  • Solo il 6% degli adulti italiani ha raggiunto i livelli più alti nelle competenze matematiche, rispetto al 14% della media OCSE.

La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove i punteggi sono molto inferiori alla media nazionale, mentre il Nord-Est registra i risultati migliori. Inoltre, le persone di età compresa tra 55 e 65 anni mostrano competenze più basse rispetto ai giovani di 16-24 anni, evidenziando una perdita di competenze con l’avanzare dell’età.

Investire nell’istruzione e nella formazione continua per migliorare le competenze della popolazione adulta italiana è un asset strategico intergenerazionale per lo sviluppo e la prosperità di un Paese come il nostro, è necessario per rilanciare l’economia e l’innovazione oltre che per ridurre il divario con gli altri paesi industrializzati.

 

Isabella Pierantoni, Mattia Rossi – Dicembre 2024

 

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