“Questi ragazzi, sempre con lo smartphone in mano… Ai miei tempi invece…”. Ogni epoca, lo sappiamo, ha il suo “ai miei tempi…”. Oggi è il turno dei dispositivi digitali: stanno rovinando i nostri giovani, sempre assenti e persi nell’altrove virtuale. Questa è la versione comune ormai consolidata. Finché qualcuno prova a investigare metodicamente, ed ecco apparire numeri sorprendenti: gli adulti, i Boomers, non sono da meno, anzi.
Uno studio internazionale promosso da Amplifon ha evidenziato come gli over 55 sono legati ai loro device come e forse più dei teen agers. E gli italiani più dei coetanei stranieri. Risulta che il 76% degli adulti italiani con più di 55 anni è inseparabile dallo smartphone e costantemente connesso ai social. La tecnologia, dicono, permette di fare cose che prima non si riuscivano a fare, semplifica la vita e migliora la salute.
Altri spunti di riflessione vengono da una ricerca di Pew Research Center, condotta sui due versanti di genitori e figli. I numeri da un lato confermano la tendenza percepita di una maggiore frequentazione del digitale da parte dei giovani, ma attenzione: la differenza con gli adulti è molto meno marcata di quanto ci si aspetterebbe. Non solo. Emerge che la maggior parte degli adolescenti è cosciente di dedicare un tempo a volte eccessivo agli smartphone, e ben il 52% ha dichiarato di averlo volontariamente ridotto di molto.
Altro dato da sottolineare: solo l’8% degli adolescenti dichiara di essere distratto dai device a scuola, contro il 15% di genitori che si distrae al lavoro.
Morale: gli adolescenti sono più consapevoli di quanto siamo portati a pensare. Ma soprattutto: dimostrano di saper gestire l’invasività della tecnologia meglio degli adulti. Cioè di chi secondo gli schemi classici dovrebbe “insegnare loro come si fa”.
I nativi digitali costruiscono fin da subito la loro vita integrando la tecnologia nell’agire quotidiano. Si direbbe che questo contribuisca a renderli padroni della situazione molto più di coloro per i quali tali aggeggi sono una intrigante novità.
Gli adulti si godono una vita più facile rispetto a prima, il che forse predispone a qualche esagerazione “godereccia” di troppo. Mentre gli ZGen non ci trovano niente di strano, e sollevano il sopracciglio osservando perplessi i genitori giocare con l’ultima novità di Google o Apple.
Pertanto, la prossima volta che, da 50nni, staremo per criticare i ragazzini attaccati allo smartphone, tiriamo un bel respiro e chiediamoci se siamo proprio senza peccato. E poi, seconda domanda: com’era quella cosa del reverse mentoring…?
Mattia Rossi
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