“Molti futuri nascono nel presente, imparare a riconoscerli è una questione di conoscenza e di metodo.” Wilson, 1975.
In questi giorni ho concluso il Master di II livello in Social Foresight, primo e unico patrocinato UNESCO, presso l’Università di Trento che ho iniziato lo scorso anno. Ho avuto la fortuna di farlo con un fantastico gruppo di colleghi, tutti diversi per provenienza e settore.
Da 18 anni sono un Executive Coach e lavoro nelle aziende per incoraggiare e sostenere le persone ad allargare lo sguardo, a trovare coraggio per andare oltre i limiti e i confini del quotidiano professionale e privato, esplorando nuove possibilità da costruire, insomma lavoro per il futuro come molti altri coach, facilitatori, consulenti. Ma un solo futuro non basta.
Quando ho cominciato ad occuparmi di generazioni, ormai quasi dieci anni fa, non sapevo che stavo avviando il mio nuovo capitolo professionale. Leggere il mondo attraverso i comportamenti dei gruppi generazionali ti fa guardare indietro per capire meglio l’oggi, ma soprattutto ti fa pensare ‘avanti’ a come sarà domani. Come sempre le cose cambiano strada facendo.
È qui che ho incontrato Roberto Paura (Presidente dell’ Italian Institute for the future), uno straordinario millennial che mi ha portato nel futuro, quello che c’è già però non quello che verrà. Seguendo lui nei social – FB serve anche a questo – ho scoperto il Master, sotto la direzione del Prof. Roberto Poli, per una sociologa un’occasione irripetibile di vivere un pezzo di storia della disciplina, ma più di tutto, come coach e facilitatore scoprire che il futuro, anzi i futuri, come oggi so, si possono studiare e anticipare con metodo.
E si, perché ci sono metodi scientifici per indagare quello che arriverà, ci sono dati da conoscere disponibili e sotto gli occhi di tutti, a saperli vedere, che possono aiutarci a prendere decisioni migliori e più efficaci per noi e per gli altri.
Avviare e condurre Esercizi di Futuro, individuali e di team, diventa parte essenziale integrante del mio mestiere di coach, un altro tassello da mettere a disposizione per costruire più futuri possibili tra cui scegliere quelli preferibili e realistici. D’altronde se alleni le persone a crescere vuol dire che alleni loro e te stessa ad andare avanti, a giocare d’anticipo, per preparare più futuri possibili e per far questo un metodo serve. Improvvisare non funziona più, ammesso che lo abbia fatto in passato.
Elaborare strategie ‘open’, veloci e flessibili per gestire le complessità attuali è questione di metodo. Ho cominciato a farlo chiedendo ad alcuni tra i miei clienti di partecipare al mio esercizio di futuro per la tesi, un esercizio appena avviato, basato sui metodi Shell e Scenario dal titolo:
“L’’impatto demografico in azienda: il ruolo HR per costruire le organizzazioni del futuro”
Per me è stato un modo per accendere la consapevolezza degli HR sui Megatrend e sul loro impatto nella gestione del capitale umano già oggi, per gli HR una modalità operativa per immaginare futuri organizzativi, più vicini che mai, da iniziare a costruire subito. Questi alcuni dei commenti raccolti:
“Immaginare il futuro migliore per la mia organizzazione al 2030, in modo strutturato, mi dà la possibilità di elaborare strategie più efficaci e consapevoli da mettere in atto subito come …”. “Bisogna smettere di reclutare i leader per competenze …”. “La motivazione è questione di gestione autonoma del tempo di lavoro e …”
Un grazie ai miei compagni di corso con i quali sono cresciuta, ai Prof. del Master che hanno aggiunto un tassello importante al mio modo di leggere il mondo e la realtà, e grazie ai clienti intervistati che mi hanno regalato il loro tempo, una risorsa preziosa che scarseggia sempre più.
Appuntamento a fine settembre per condividere analisi, metodo e risultati.
A presto.
Isabella Pierantoni
2 Comments on “Solo un futuro non basta. Cosa ho imparato al primo Master in Social Foresight, patr. UNESCO”
Complimenti Isabella per questo tuo grande traguardo e per la tua capacità di portare nelle aziende un tema così importante e purtroppo ancora trascurato
Grazie Sheyla! In realtà ci si comincia a lavorare ma c’è molto da fare. Soprattutto da noi.