Verona 2040: le nuove competenze per il futuro che desideriamo
Ci siamo lasciati nell’articolo “Verona 2040: quali i trend e i possibili scenari” con alcune domande aperte:
- come ci si prepara a “inventare il futuro”?
- Quali nuove competenze ed abilità vanno sviluppate?
- Come è possibile arricchire i curricula scolastici con queste nuove competenze?
Per rispondere a queste domande e delineare le piste di ricerca delle competenze necessarie ai nostri giovani per “inventare il futuro” abbiamo interrogato documenti, incontrato persone e avviato un processo per la definizione condivisa e lungimirante di un possibile curriculum verticale che dai 3 ai 18 anni accompagni bambine/i e ragazze/i nello sviluppo delle competenze per il futuro.
Tra i documenti indagati: la Guida UNESCO sull’Educazione agli Obiettivi dell’Agenda 2030 (2017) e la Strategia italiana per l’educazione alla cittadinanza globale – ECG (2018), oltre alla Raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente Consiglio dell’ Unione Europe (2018).
L’analisi evidenzia che per lavorare ad uno sviluppo sostenibile, oggi sono indispensabile competenze che consentano ai giovani di orientarsi nel complesso intreccio delle questioni globali e locali e coglierne le interconnessioni, in modo da diventare lavoratori/decisori di domani capaci di sviluppare strategie di sostenibilità e resilienza.
La ricerca
Attraverso 31 interviste strategiche rivolte a persone in grado di cogliere nodi critici dell’educazione di oggi e costruire possibili visioni del domani migliore a livello provinciale e nazionale (dirigenti e insegnanti di scuola primaria e secondaria, docenti universitari, genitori, studenti, dirigenti d’impresa, professionisti, dirigenti e assessori comunali,…) sono emerse insoddisfazioni per ciò che la scuola italiana è in grado di offrire oggi e numerose suggestioni: come il bisogno di introdurre nuove modalità educative, riprogettare gli spazi, apertura a nuove competenze, ….
La grande preoccupazione è che “tutto rimanga come adesso”,
e che non si possa orientarsi verso il cambiamento necessario per la persistente incapacità di dialogare tra sistemi diversi (scolastico, aziendale, territoriale,…), per vincoli burocratici che impediscono sperimentazioni; per la resistenza culturale di molti insegnanti per un’educazione che comporti innovazione; per una enorme inerzia del sistema scuola incapace di tenere il passo dell’accelerazione dei cambiamenti del mondo attuale.
La volontà di non lasciare le cose “così come sono” ci ha sorpreso nella rilevazione di alcuni temi inaspettati e sorprendenti in particolare in tre macro aree:
- il contesto di riferimento,
- la formazione
- e il lavoro.
1- Il contesto: si riconosce l’importanza di ambienti di apprendimento e di lavoro come spazi fluidi, dove la criticità dei mesi di pandemia può diventare un’opportunità, emerge la necessità di iniziare ad intraprendere un percorso di trasformazione e adattamento nella modalità di gestione degli spazi educativi e professionali.
2- La formazione: emerge il bisogno di sviluppare un approccio interdisciplinare in cui si punta alla riprogettazione dei modelli educativi tenendo conto di (i) una visione transdisciplinare legata ad obiettivi pratici e rispondente a criteri di responsabilità sociale e (ii) di metodi partecipativi come processi di creazione della conoscenza e di contaminazione degli insegnamenti, in dialogo costante con il territorio e (iii) di un’attenzione a modalità personalizzate così da rendere la scuola un ambiente oltre che di formazione anche inclusivo ed equo.
3- Il lavoro: l’aspettativa è che cambieranno le competenze rispetto a nuove professioni ancora difficili da intravedere ma che con buona probabilità ritroveremo nei settori ambientale, tecnologico e dei servizi alla persona. Emergono poi suggestioni relative ad un’organizzazione del lavoro più flessibile e adattabile alle esigenze delle persone e delle famiglie e quindi nuove modalità contrattuali e di engagement.
Domanda “Secondo te, le conoscenze e le competenze che al momento studenti e studentesse sviluppano nel loro ciclo scolastico sono sufficienti per affrontare le sfide del futuro?“,
29 intervistati su 31 hanno risposto “no”.
Un ‘no’ deciso e netto dal mondo dell’impresa e delle professioni, più soft dal mondo della scuola e delle istituzioni.
Il mondo sta andando molto più velocemente rispetto alla capacità umana di adattarsi ai cambiamenti: tra una pandemia ancora in corso, crisi e conflitti internazionali, cambiamento climatico, tecnologie che penetrano ogni ambito della nostra vita sono le connessioni tra le persone, le cose e il pianeta che diventano più importanti che mai.
Di fronte a tali cambiamenti, solo in parte prevedibili, servono strumenti che ci permettono di leggere in modo più veloce le cose, servono persone capaci di cambiare il modo di guardare agli eventi: più utili risultano le capacità di pensiero critico, comunicazione, empatia, future thinking, pensiero creativo e, ancora, le abilità di creare connessioni, di ragionare per soluzioni, di attivarsi e di cooperare.
C’è bisogno di cambiare il modo in cui educhiamo i nostri giovani, ma da dove partire?
La nostra proposta
Abbiamo riunito attorno ad un tavolo esperti di educazione e operatori del mondo della scuola (insegnanti e formatori), chiedendo di attivare un processo per:
- (i) identificare le competenze per “fronteggiare futuri incerti e costruire i futuri desiderabili” creando un curriculum verticale di “educazione al cambiamento verso un ecosistema sostenibile”;
- (ii) attivare tavoli misti (studenti-insegnanti, genitori-insegnanti, scuola-impresa, scuola-mondo associativo,…) per lavorare congiuntamente sul come concretizzare il curriculum sia nel percorso scolastico che in esperienze sul territorio (attraverso sport, musica, teatro, volontariato,…);
- (iii) avviare sperimentazioni nelle scuole e sul territorio, favorendo l’apertura degli istituti scolastici in orario pomeridiano e serale e coinvolgendo diversi attori;
- (iv) esportare i migliori modelli sperimentati proponendoli come nuove prassi scolastiche per ottenere un cambiamento di sistema.
Il processo è attivato, richiederà tempo, pazienza, investimenti, coinvolgimento di persone e istituzioni, ma la direzione è chiara: arrivare ad un cambio di paradigma sul piano culturale che ci porti a superare vecchie divisioni in sylos per materie all’interno della scuola (e non solo) e a proporre percorsi che permettano ai nostri giovani di sviluppare le competenze necessarie per affrontare preparati il futuro, anzi, per inventarlo… il futuro!
Lisa Conforto (consulente di orientamento scolastico e professionale e futurista) – Lucia Vesentini (formatrice in ambito sostenibilità e futurista)
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